domenica 23 ottobre 2016

Esplode all’improvviso e non sei altro che il suo rigurgito. Non è un dilemma, è un nodo.  “Gioca con il mio fiato, Tu puoi”.  Le dita ed il respiro, dentro la mente, inzuppate di tenero delirio, fino a diventare furia veloce. Rigano la vita in gran segreto.  “Vento tu sai, e a volte accarezzi, ed a volte frusti”. Entrambi segni del caso. Respiro rosso e vorrei spiegarti il mio segreto intimo. Io sono un puntolino di anima. E le tue mani sul mio collo insieme ai tuoi baci. Io sono aria. Aria, carne e sogni. “Distruggili, per ricrearne nuovi”. Insieme. Parola dopo parola, bacio dopo bacio, ad ogni sospiro. Perché deve esserci un nuovo modo di comunicare che non sia strofinarsi addosso il tormento e l’indifferenza.
E adesso toglimi la benda perché quello che voglio è guardare i tuoi occhi.
Io vorrei, non vorrei ma se vuoi…
Strano, come la neve d’estate, questo mio desiderio di te. E mi buca la pelle e mi lecca la mente. Zampilla un pensiero e poi si placa sulla pelle. Una piccola cicatrice, due lembi che si sfiorano, un piccolo fiume di inquietudine. Le mie labbra a suggerti verità, e nessuna promessa, non questa volta. E nascondo le parole, come semi nella terra, e liscio la corolla dei fiori, dopo averla masticata, insieme alla mia insicurezza ed alle mie unghie; perché io non ho smesso di essere sbagliata e forse non ci riuscirò mai. Un sorso ed i tuoi occhi. Un altro ed i miei fantasmi, tra passi incerti, e tuffi dentro, dentro, dentro. Mi batte il cuore. Lo senti? La paura della donna che mi abita e delle sue fantasie, dei suoi slanci umidi e dei suoi sogni bislacchi, in equilibrio instabile. La caviglia reclama la sua dignità e io la slego. A volte stringe e segna come una corda lurida. E mi lascia teneramente imperfetta, nella luce. Su di te, come non so fare, senza sentirmi inadeguata, come una pioggia sporca. E io ti spiego il mio buio, quello che mi divora e che cosparge le mie notti. Se mi guardassi lo troveresti in fondo ai miei occhi. Ma non cercarlo, perché frantumerebbe questo attimo perfetto. Perché solo nel buio le mie forme si stagliano con nuovo e vigoroso coraggio. Goccia, dopo goccia, perché non so smettere di farti scorrere dal margine di me, tra le dita, sotto la pelle, e poi ancora più sotto.  Dove sei adesso? E quella storia? E le sue parole? Una favola senza eroi, solo sangue e fiato, tra lenzuola sconosciute, a fasciare tutta la paura con cui ti ho abbracciato e strofinato, più baci possibili, sulla tua pelle.
Bendami, perché mi fido di te.
Voglio sentire più che posso.
E attendo le tue parole, non per capire, perché io so, ho sempre saputo, ma solo perché a volte restare nuda può far davvero male.
Ed io ho un maledettissimo freddo.
Fino alle ossa.
Con quella benda sugli occhi, lo so, io posso essere libera.

giovedì 13 ottobre 2016

Unconventional moods

Non ho colori che non siano un segreto. Credo nella sorprendente bellezza di un diverso modo di comunicare. Unconventional moods. Capaci di stupire. Sangue nelle vene. Il rosso di Sara è una fragola strisciata sulla pelle. Ognuno cerca una emozione, forse sensazioni nuove. E la innocenza segna il margine tra la bellezza e l’abitudine. Al limite sensibile tra anima e carne. I sensi mediano ed amplificano. Ma nulla è scontato, e niente ha delle regole. La libertà è nel respirare il mondo e sé stessi, e poi pensare, lasciare libero e fluido il sentire esattamente come se si stesse respirando.  A volte il vuoto si impadronisce di noi, e forse è bello solo lasciarlo fluire. Lentamente. Perché nel tentare furiosamente di liberarsene si incamera altra acqua nella stiva, fino alla deriva. Poco equilibrio vuol dire anche poca follia. Il rosso di P. vuole dire una lama nella carne. Ed un pensiero come sigillo. A coprire i suoi segni. E poi passi, tanti, confusi, distratti, e luoghi, nuovi o gli stessi, con occhi diversi. Strisciare il mondo. Il rosso di Emma sono le sue scarpe. La sua calza smagliata e la voglia di sbagliare ancora. Per sentirsi viva. E poi c’è Noa. Le porte della notte spalancate sui suoi segreti. Ed piacere nella mente prima che nella carne. Molto, molto prima. Il rosso è nel suo bacio, nella sua voce che ti cola nelle orecchie, e nelle sue dita nella tua bocca. A rubarti il fiato.
Infinite vie.
Infiniti tratti.
E una molteplicità di donne.
Fino all’essenza

martedì 11 ottobre 2016

Nel rendermi incomprensibile, ho perso la scia. Il rigo sembra troppo piccolo quando si ha voglia di parlare. Si scrive per solitudine? Per gioia? Per dolore? Si scrive per trovare uno specchio, degli occhi che ti leggono, per lasciare una traccia. Mi guardo mentre infilo le dita nell'acqua. A caccia di ignoto morbido. Non è come nel vento. Il vento salvifica e leviga, il vento cancella e graffia. L'acqua invece è una carezza che circonda, abbraccia, copre. In fondo, il mare è la coperta dell'indefinito ed imperscrutabile.
Tre gocce di disillusione e due sorsi di illusione.
Stanotte dormirò vestita solo di quelli e prometto che non sentirò freddo.
Ho una goccia di futuro, rosso e sottile, che mi riscalda.

lunedì 10 ottobre 2016

inversi destini

E sempre più spesso elencava ciò che la feriva, ciò che le cagionava dolore, ciò che le sembrava insopportabile, finché non inciampò in un pensiero, forse in un sospiro e prese a pensare, come chi ritrova l'ago nel pagliaio e non vede l'ora di pungersi; così prese a pensare ed a ripensare alla sua scarsa attitudine a pensare al bene, a ciò che di buono le stava intorno e le dava gioia, anche se per poco, come succedeva, alle anime assetate di amore, come la sua. Si cresce intorno ad un vuoto, ad una fame, che smangia il resto, che diluisce i bordi del mondo, che slega i confini del mare, che pizzica il cielo, e niente sazia, e niente nutre. Una nuvola sospesa, destinata ad essere infelice. Non sa
amare, né è mai stata mai amata, perché la voglia di amore rende immensamente egoisti e ciechi. E forse ci sono dolori che sono capaci di distruggere la benda che con dovizia e dedizione qualcuno ha calcato sugli occhi, stringendo un nodo stretto stretto; come se fosse una porta e dietro ci fosse un bosco sconfinato e sconosciuto, dove poter respirare. Ecco lei aveva di bello la forza del suo respiro, la forza del suo pensiero, la forza dei suoi battiti, e quello del suo desiderio e del suo sangue. E ci guardò, e oltre la benda seppe e ritrovò i suoi occhi. Li avevo dimenticati. Guardarsi dentro a volta è annegare. E perdersi. E ci si trova solo con le ciglia nel vento, un vento sincero e puro. Finalmente.
La solitudine è la forma di una via obbligata, di un percorso doveroso, a volte. A volte come questa.

domenica 9 ottobre 2016

Ed il tempo si dilata e ti dilata. E ti contrae. Come un brivido, a volte caldissimo ed altre gelido, come una lama, come un taglio che nessuno ha mai avuto il coraggio di dare; forse quello sarebbe stato un piccolo segno di coraggio, forse una traccia di amore, puro.  Anni, forse uno. Sì uno, non fingere di non ricordare povera bolla di sapone. O solo un attimo.Il tempo siamo noi. E noi lo cancelliamo. E ci si trova diversi. Sul bordo dei sogni,al margine del cuore. Con un pugno pieno di molliche e menzogne e ricami nuovi sul cuore. Ormai nessun segreto  ma solo delusioni.Pulsa, pulsa, pulsa, come un sogno pieno di morsi inesatti. Nessuna verità paga mai davvero. Non è mai troppo tardi. La mia pelle è una mappa che tornerà vergine, solo dimenticando, il bene ed anche il male. Allora io nascerò di nuovo e tornerò piena di vene. Uno ed infiniti fiumi. Giorni da cancellare, insieme alle lacrime. Scorri Sara, scorri ancora, scorri lontano. Come doveva essere, tempo fa. Forse solo nel dolore ritorna la dignità, come un gomitolo di anima, come la bava di una lumaca, come una coerenza mai rigida fino in fondo. Sì, non è mai troppo tardi. Sarebbe facile distruggere sogni, algida come i miei occhi quando hanno visto. Non ci vuole molto coraggio e forza a tradire una donna innamorata.  Dopo vorrei parlarvi del suo cuore. Non è più un muscolo, non lo sarò mai più. Forse non lo era neanche prima. Resta un pezzo di vetro che taglia. Lei non può respirare, perché sembra destinata a respirare sangue e dolore. E poi disprezzo ed indifferenza. Dopo, nulla sarà come prima, ed ogni contatto sarà insopportabile. Anche la più lieve delle carezze. Non ci vuole nessun coraggio, forse un pugno di sabbia negli occhi. Proprio così. Ed un grazie di troppo e sbagliato. Come una promessa ridicola. L'amore è un gioco serio. Nessuno ne morda gli avanzi. Perché non è più invitato al banchetto.
Ed il tempo si dilata e ti dilata. E ti contrae. Come un brivido, a volte caldissimo ed altre gelido, come una lama, come un taglio che nessuno ha mai avuto il coraggio di dare; forse quello sarebbe stato un piccolo segno di coraggio, forse una traccia di amore, puro.  Anni, forse uno. Sì uno, non fingere di non ricordare povera bolla di sapone. O solo un attimo.Il tempo siamo noi. E noi lo cancelliamo. E ci si trova diversi. Sul bordo dei sogni,al margine del cuore. Con un pugno pieno di molliche e menzogne e ricami nuovi sul cuore. Ormai nessun segreto  ma solo delusioni.Pulsa, pulsa, pulsa, come un sogno pieno di morsi inesatti. Nessuna verità paga mai davvero. Non è mai troppo tardi. La mia pelle è una mappa che tornerà vergine, solo dimenticando, il bene ed anche il male. Allora io nascerò di nuovo e tornerò piena di vene. Uno ed infiniti fiumi. Giorni da cancellare, insieme alle lacrime. Scorri Sara, scorri ancora, scorri lontano. Come doveva essere, tempo fa. Forse solo nel dolore ritorna la dignità, come un gomitolo di anima, come la bava di una lumaca, come una coerenza mai rigida fino in fondo. Sì, non è mai troppo tardi. Sarebbe facile distruggere sogni, algida come i miei occhi quando hanno visto. Non ci vuole molto coraggio e forza a tradire una donna innamorata.  Dopo vorrei parlarvi del suo cuore. Non è più un muscolo, non lo sarò mai più. Forse non lo era neanche prima. Resta un pezzo di vetro che taglia. Lei non può respirare, perché sembra destinata a respirare sangue e dolore. E poi disprezzo ed indifferenza. Dopo, nulla sarà come prima, ed ogni contatto sarà insopportabile. Anche la più lieve delle carezze. Non ci vuole nessun coraggio, forse un pugno di sabbia negli occhi. Proprio così. Ed un grazie di troppo e sbagliato. Come una promessa ridicola. L'amore è un gioco serio. Nessuno ne morda gli avanzi. Perché non è più invitato al banchetto.

venerdì 7 ottobre 2016

come se all'improvviso una linea...

All'improvviso la pelle sembra immemore. Nasconde la luna alla carne e si rifrange come spigoli verso direzioni ignote. Ho bisogno di buio. Forse di silenzio. Anche di assenza. Non sento. Ed è tutto così garbatamente inutile. Non vedo la linea, ma la sento, come un cancello, come la riga di un fiume, come una scia oltre l'orizzonte. Non la vedo, ma la desidero, ed oltre sarà non esistere, vestita di solitudine placida e tiepida. Una donne, infinite. Non sono più la stessa ed in alcuni momenti vorrei quella me così tenera ed innocente, che è arsa. Oggi, cenere. Come si chiama questa inquietudine che mi lega ventre e cuore e che taglia l'anima, facendone un ventaglio? Non so cosa sia l'amore. Forse solo un sogno infetto. Non conosco la forma esatta di alcuni sentimenti. Ti ho detto infinite volte addio, ma oggi è il giorno giusto, quello necessario. Oltre c'è solo la mia follia, sparsa ed ancora rorida di vita. Addio, sogni imbrattati di desideri e follia. Addio sospiri e lacrime. Addio respiri golosi. Addio sangue che sfonda il cuore. Addio cuore mio, piccolo suggello della bimba che mi visse disperatamente dentro.
Oggi non sono altro che un punto oltre la linea...

come se all'improvviso una linea...

All'improvviso la pelle sembra immemore. Nasconde la luna alla carne e si rifrange come spigoli verso direzioni ignote. Ho bisogno di buio. Forse di silenzio. Anche di assenza. Non sento. Ed è tutto così garbatamente inutile. Non vedo la linea, ma la sento, come un cancello, come la riga di un fiume, come una scia oltre l'orizzonte. Non la vedo, ma la desidero, ed oltre sarà non esistere, vestita di solitudine placida e tiepida. Una donne, infinite. Non sono più la stessa ed in alcuni momenti vorrei quella me così tenera ed innocente, che è arsa. Oggi, cenere. Come si chiama questa inquietudine che mi lega ventre e cuore e che taglia l'anima, facendone un ventaglio? Non so cosa sia l'amore. Forse solo un sogno infetto. Non conosco la forma esatta di alcuni sentimenti. Ti ho detto infinite volte addio, ma oggi è il giorno giusto, quello necessario. Oltre c'è solo la mia follia, sparsa ed ancora rorida di vita. Addio, sogni imbrattati di desideri e follia. Addio sospiri e lacrime. Addio respiri golosi. Addio sangue che sfonda il cuore. Addio cuore mio, piccolo suggello della bimba che mi visse disperatamente dentro.
Oggi non sono altro che un punto oltre la linea...