Cielo e palloncini.
All'improvviso persi i colori.
Tra sassi.
Avvinghiata alle mie paure,
come ricami intorno alle mie viscere.
Li vidi colare a picco.
E il riflesso su quel lago.
Cerchi centrifughi.
I sogni non hanno peso specifico.
Come tempera sull'acqua.
Macchia su macchia.
Tra cori di rane.
Stinti i miei giorni.
Li avvolsi tra stracci. Di tristezza. Di inerte follia. Di sconsolata consapevolezza. E languide sete.
Poi, inzuppati di me, li riposi in una buca.
Scavata da abili assertori della verità. La loro.
Che rimase di me? E adesso?
Allora la bimba volò via. Con il suo palloncino.
Uno.
Tanti.
A tappezzare il cielo.
E con lei, le sue risate argentine.
Si svuotò l'aria.
Spesso cerco un rifugio occasionale tra le pieghe di parole. Come adesso. Come allora. Come seguiterò ancora a fare.
Chiedo ospitalità. Alla vita.
E nel cuore della notte. Inseguo la notte. Sublime. La inseguo anche di giorno.
E barcollo su rigurgiti di stelle.
E i sogni. Come sfoglie di cipolle. Ricoprono il nulla.
Assopiti.
Soffocati.
Solita nenia.
Annegati dalla mia nequizia.
Distillato di inquietudine.
La passione per la vita non si celebra.
Urla e sbraita.
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