Scampoli di coscienza
Lasciai scivolare la mia scatola nel vuoto.
Chiusi gli occhi e la lanciai.
Con le palpebre serrate.
Sigillo di lacrime mai piante.
E le mie mani mi sussurravano di non avere paura.
E si facevano culla per il mio cuore.
Mentre precipitava
strisciava il vuoto
che la segnava.
Con graffi.
Meravigliosi e possenti graffi di aria.
Strappava ogni piega.
Levigava le curve.
Affinchè tutto fosse uguale a tutto.
Nulla più doloroso di graffi d'aria.
Rivoli di un fiume cattivo
che sta scorrendo da qualche parte.
La crudeltà si inchina all'altare della logica.
E' la sua serva fedele.
Incede fiera.
Ma si prostra davanti alla ragione.
E diventa radici secche di un albero senza rami.
I cui frutti crescono dentro.
Senza poter nutrire mai nessuno.
Mentre frantumava l'aria
quella scatola
raccoglieva presente e futuro.
E passato.
Alla rinfusa.
Li attraversava
e li rimpieva
e poi svuotava.
E ciò che era futuro diventava inspiegabilemente passato.
E il futuro si trasformava in presente.
In un percoso
dove il tempo
è fatto di strati.
Di cornici sovrapposte.
E di scampoli di coscienza.
Come un immenso puzzle.
Siamo la fragile giuntura tra gli scampoli del tempo.
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