Voglio un veliero fatto di sale
E' da là che vengo.
La mia pelle ha il sapore del sale.
Sono una creatura che si nutre del mare.
E della sua idea.
Il mare scorre nella mia mente.
Rimbalza sulle mie tempie.
Mi riempie le vene.
Le dilata
e le fa fremere.
Voglio un veliero fatto di sale.
Che solchi il mio sangue.
Lo navighi.
Lo possieda.
Una barca fatta di sale e di vento.
Non sono fatta di vento.
Lo subisco.
Ha scavato la mia sagoma.
E adesso la ricuce.
Punto dopo punto.
E io sono la sua schiava.
Incatenata al nulla.
Vorrei che quel veliero giungesse da me
per strapparmi dalla mia culla.
Un ventre di stelle malate e deliri nudi.
Cuciti sul cuore e sulle labbra.
Per impedirmi di respirare.
Fatta di gioghi e di ombra.
Nocchiero ribelle fino alla fine di me.
Ai lembi della mia anima.
E a quelli del mio tormento.
Dilatato con i suoi schizzi infetti.
Di me resterà un cesto pieno di vuoto.
E di parole succhiate e mozzate.
Annegate in un senso di indegnità.
Rosso e denso.
Ho barato.
Altro non ho.
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