All'improvviso nel bel mezzo di un errore divenni ciò che non credevo fosse possibile.
Perchè le vene si gonfiarono di impossibilità.
E cambiai.
E mi cancellai.
Fino a dimenticarmi.
Qualcosa restò.
Mentre ero diventata altro.
E altra.
Fino a sovrappormi.
Trovavo nel gioco delle sagome
il mio limite.
Come se fosse un morbido eccesso.
O una arida ritrosia.
Mentre era identità.
La mia inquietudine è un sole nero nella gola.
Un segno nella pancia. Senza sangue. Cavalli al galoppo. Dentro. Proprio lì. Una furia muta. E l'innocenza tremula tra le mani. Nulla è più innocente del peccato. La purezza non è innocenza. E' solo una astensione involontaria. Nel soffio di una primavera eterna. Il peccato è maledettamente innocente. Il ritrovarselo nello stesso istante dentro e fuori. E immergersi nella conoscenza. Per la prima volta.
E innocentemente perseverai.
sublime è colui
RispondiEliminache sapendo di peccare
pecca
Mi abbraccio alle parole di Lorenzo che come sempre con molta maestria riescono bene a definire i sentimenti che ho nel cuore.
RispondiEliminaE' così. Colui che sa di peccare e si concede è sublime, in ogni sua condizione, in ogni sua scelta.
Fondamentalmente perchè sa a che cosa va incontro, decide di andarci e persevera nel farlo.
Innocentemente.