Ferita. Le sbarre sulla carne. Nessun cerbiatto nella gabbia. Sta sanguinando un cuore strappato. In una pozza di edera. Nessuno lo rivendica. E la belva sorride. I suoi denti luccicano. Non mangia cuori. Fa solo collezione del loro odore.
Il mio cuore profuma di mela.
Ma la bestia non lo sa.
Odora di mela e perdono e veleno.
Mi cerco.
E mi perdo.
In un punto inesatto.
Impreciso.
Di ritorno.
Delirio e fragilità.
E non è la stessa cosa.
Ma non posso dirlo.
Se tremo è solo per il freddo di una notte troppo ispida.
I suoi spigoli stanno roteando in qualche cielo.
Con la sola voglia di ribaltarlo.
E colano a picco lune.
E poi lune.
Le conto per addormentarmi.
La belva è sveglia.
Mi ha rubato sensi e dolore.
E non oso chiederli indietro.
Conto lune.
Per dimenticare.
Le riconto per ricordare.
Ho il ventre pieno zeppo di lune.
Prima poi esploderà.
Se io avessi un coltello ci darei un taglio.
"Passamelo".
E accartoccio i pianeti e le stelle che mi separano dal resto.
Fino a farne una pila incerta sul mio comodino.
Basterebbe un pò di vento per farla cadere.
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