Per lettera. E tra le lettere. Sfidò la legge di gravità. E sognò un volo. E si disegnò immense ali di carta. Per sfiorare il cielo. Le colorava. E ripuliva. Voleva solo toccarlo. Senza rubare nulla. Sapeva che inevitabilmente sarebbe affondata nel ritorno. Ma le sue ali avrebbero annusato il cielo. E sarebbero diventate brandelli e polvere di sogno. E a volte pece nera. Quella che cosparge di delusione. Ma le parole e tra le parole e nelle parole e dentro le parole si annida il germe del coraggio. Fu segreto secreto da un mostro che si nascondeva nella sua mente. Un guizzo di irragionevole sussulto che talvolta si avvolge intorno al collo. Dalla mente solca la carne e assedia il collo e i suoi movimenti. E decide del tuo respiro. E il gelo che senti è solo l'urlo del pavimento contro i tuoi piedi scalzi. E non tace neanche se glielo chiedi. Fino alla morte del mostro. E i tuoi piedi scalzi continuano a calpestare il suolo spento. E a sognare di affondare dentro erba fresca. Quella che ti fa dimenticare il freddo.
Guardavo i quadri tutti insieme.
Più che potevo.
Ogni volta me li lasciavo esplodere nella mente.
Accumulavo sensazioni.
E confondevo.
Finchè decisi.
Solo uno.
E non ho ancora smesso di guardarlo.
Perchè guardare è amare immensamente.
E prestarsi gli occhi.
Come se fosse una occasione.
Mentre è solo pura causalità.
Irregolare come il guizzo che ci morde il respiro.
Fino alla morte del mostro chiamato coraggio.
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