E poi ho una gran voglia di spiegarlo. Dirlo una volta sola. Tutto d'un fiato. Uno sputo d'anima. E non ripeterlo più. Forse per assolvermi. Ho preghiere fatte di radici. Non voglio urlare animaebalocchi. Solo bolle di sapone. Le mia labbra sparano bolle. Barcollano sul mio letto. Come pensieri. Le sputo solo per vederle brillare. E sorrido. So vederle le cose. Ho imparato con il tempo. E' come poggiare mattonicini. Uno sull'altro. Piccole pile. Divoratempo. Voglio vedere. Per l'ultima volta. Dietro e dentro. Oltre. Oltre le cose. Là volevo arrivare. Là aspettavo. A questo punto. Che poi è quello. Oltre la dignità. E il grillo canta. E anche quella è una stronzata. E mi sono persa. E adesso io non so davvero più tremare. Anche se dovrei. Tutti i miei brividi si sono persi in un campo. E là sono rimasti. Con il grillo. Almeno uno è divenuto seme. Ed albero. Si chiama ricordo. Il brivido del silenzio. Ha rami fragili. Rubano carezze al cielo. Ma con attenzione. Sono figlia di un inverno lungo. E la sua coda è immersa nella neve. A fondo. Sotto.
Ma la mia memoria è sporca.
E non so ricordare.
Senza rami.
Sono foglia senza rami.
Ho uno e mille nomi.
Ma non servono.
Perchè sono tutti sbagliati.
Nessuna parola può spiegare.
Vorrei solo che tu mi ingoiassi.
Aprissi le tue braccia e mi stritolassi.
E poi mi nascondessi dentro.
A fondo.
Dove non servirebbero le parole.
Per dormirti nella pancia.
Fino alle tue viscere.
Ed annodarmi.
Come una donna pesce.
Senza cuore.
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