Nel punto di non ritorno si intrecciano rive e foci. Sponde della medesima indifferenza. Figlia di una confusione sterile. Nessuno sa chi ne sia il padre. Qualcuno la chiamerebbe figlia di puttana. Se non ci fosse stato un milligrammo di amore. Forse un filo.
Lasciami raccontare.
Non ti chiedo di ascoltarmi.
Ma di lasciare snodare la mia voce in una storia.
Una come tante.
Come una matassa che si fa memoria e voce.
La storia di un fiume che si annodava.
In confidenza e fiducia.
Ancora lo fa.
E fa male.
Ha un letto profondo.
Sembra un solco.
Come questo.
Questo minuscolo segno tra le dita.
Una veretta invisibile.
Scavata nella carne.
Un patto.
Una promessa.
Una ferita.
Se mi stringessi le dita la scorgeresti tra le tue.
Fino a provarne orrore.
Una minuscola fessura.
O forse una porta.
Un precipizio verso l'incofessabile.
Senza la forma del peccato.
Ma di una stranezza senza cintola.
Per quello io tocco con gli occhi.
E con le mie ciglia scalze.
E non manco.
Io esisto.
Botola egocentrica verso un nulla con il mio odore.
Io profumo di mela.
Il punto alla fine
RispondiEliminadi un gioco crudele
congiunge un disegno
in traiettorie prive di rime
E' un gioco che sanno fare i bambini
nella settimana enigmistica
quei punti congiungi
e possono anche non aver mai fine
Come il dedalo di canali
di sponde, di madrigali
in ogni laguna la foce
scarica detriti fango pitali
Stagna l'acqua nelle barene
che come ogni cosa ferma muore
in punti di congiunzione
da dove non c'è mai stato ritorno
In quel punto dove non vorresti tornare
in quella foce dove ogni volta ci si impantana
troviamo qualcuno che replica la nostra trama
e cosi che a volte ci si sente figli di puttana
Qualcuno che a te serva ogni volta
a riportarti a quella palude
che hai recintato con cura
con devozione dell'amore l'abiura
http://www.youtube.com/watch?v=0yKGpN2CAQQ
siccome torno ancora un po a letto e in questo dedalo mi son un po perso, allora mi sa che torno dopo e vediamo come va a finire questo esercizio di corresponsione