Stanotte milioni di asterischi hanno trafitto la notte. La hanno bucata come aghi di pino, pungenti ed odorosi. Pregni di lontananza. Che giorno è? Si sperdono solitari e senza direzione. Solo per lasciare la scia del loro odore misterioso e silenzioso. E poi il silenzio è la forma di seduzione più sottile e pericolosa, perchè spalanca la soglia sottile della curiosità, pregna di promesse inespresse. Ciò che è svelato non seduce più, al massimo rassicura, anche se non sazia. Come un tozzo di fame che riempie un buco, senza ricoprirlo mai. Praticamente non basta. E nel non bastarsi c'è tutta la miseria di una fine sussurrata, strisciata e che come un verme lecca la terra. E io, sotto quella pioggia di frammenti, assistevo inerte al frantumarsi del cielo. C'era la luna e l'ho stretta nel pugno. Fino a sentirla palpitare. Con il suo cuore di luna bastarda, pulsante e disperata, sui polsi. Gocce di sangue a macchiare la mia solitudine. Campo fecondo di impura tentazione. Sterile come un deserto, dove i miraggi evaporano insieme al buio. E resta solo freddo.
Quanto dolore può starci nel cassetto del cuore?
Ma che giorno è?
A volte le lacrime possono sembrare ali liquide ed evanescenti.
Perchè erano ali le mie ciglia sul tuo cuore, mentre tentavano di sfiorarlo,
e lo accarezzavano, senza fermarsi,
ed io non sapevo smettere di guardarti.
Piccoli voli provvisori e precari.
Solo il sole può asciugarli.
Voli interrotti.
E mentre cadevo,
mentre ero persa nella mia caduta libera,
ho sognato che qualcuno sapesse abbracciarmi,
forse per cadere insieme a me.
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