Senza fine. Ballata dell'amore diverso. Senza
fine. Lo ulula il lupo. Di un amore che non conosce regole. E non ha
nome. E si posa su una pietra. O sopra un'elica. Su una lama. O su un tozzo di
pane. Caduto da uno sguardo. Per caso. O per mistero. Dei battiti lenti e
sentiti. Dell'urlo e dell'urto. Perchè nei contrasti l'amore vero, quasi
inutile ed invisibile, scivola a fondo. E penetra. Si radica. Come radice.
Nella terra. Affonda. Come un abbraccio nascosto. Se solo potessi adesso
mi rivestirei di urla. Ma non posso farlo e mi limito a sentire l'aria. A
contenermi il sangue. E' la ballata della mancanza. E la fine è uno strappo.
Uno strascico. O un bottone che rotola. E della forza di non smettere. E di
aprire le dita. E lasciare andare un dolcissimo pensiero di amore e dolore e
disperazione. Nella indegnità della mia tristezza. Rasa come un cucchiaino.
Solo musica tra me e la mia solitudine. Come se fosse una seconda pelle.
Nell'incoscienza di continuare a correre. Ed ignorare il vento. E non smettere.
E non accorgersi che ha smesso di soffiare. Ma ha lasciato un segno. Non un
graffio. Neanche una carezza. Un nodo. Amore. In me. Non si può smettere
di amare il sole che sorge ogni mattina. Anche se non ce ne accorgiamo. Ed
impedirsi di guardarlo. Senza fine. Perchè quella fine è immensa. Carta da parati
su cui si staglia il mio cuore umido.
Piccolo fantasma.
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