Quando qualcosa mi irrita, ho imparato a fermarmi. Un tempo cercavo di capirla. Ma è inutile. Bisogna lasciare andare via, e far scorrere, tutto ciò che, anche solo istintivamente, non ci piace. E immobili voltare lo sguardo. E così ho compreso che la forza non sta nel dire la cosa peggiore ma nel leggerla e sorridere. Non ho detto riderne nè ridere di quella cosa. No, sorridere alla vita. E leggermente accarezzare ciò che ha la bellezza della semplicità e dell'essenziale perchè è quello che in fondo ci dà la forza e ci rende un pochetto migliori. Ciò che ci piace, senza artifici, senza orpelli e senza inganni. Senza troppe parole. E senza il bisogno, lo stesso bisogno che ci rende pezzenti impenitenti e capaci di ostentare una facciata d'ordinanza. E subito, al primo scossone, diventa veleno. Il rispetto è un filo invisibile e delicato e avvolge bozzoli di farfalle fragili. Non sono molto loquace, non riesco molto a parlare di me. Non è neanche riservatezza ma solo disinteresse per certi modi e dettagli. A me colpiscono altri. Qualcosa che mi attrae e che spesso è astratto. E mi piace afferrare i lembi di ogni traccia di bellezza che incontro, ma senza farne nodi. Come fossero vele. E se voglio bene non me ne vado facilmente, e questo gli sventurati/e che inciampano nel mio cuore, lo sanno bene. Altrimenti riesco a tacere ed a voltarmi abbastanza facilmente. Anche se non mi piace, anche se la mia indole e la mia natura è portata a spiegare ed a spiegarmi. E questo mi fa barcollare come una lampada nel vento. Ma solo per poco.
Brrrr...
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