Il rumore della pioggia, prima ancora di divenirne il suono, come una catena verso il quotidiano incedere, si intreccia all'aurora. Fine tra le ciglia, si insedia, con l'odore della speranza. Troppi sogni, come se i numeri ci cambiassero il nome della vita ed il suo corso. L'odore della terra e del rosmarino selvaggio, sotto la muta luna, e il resto non ruba nè toglie. Non so se la bellezza salverà il mondo, ma a volte gli presta i suoi occhi, quasi a renderlo cieco. La magnificenza dei sensi colora il sangue. Forse. Già perchè la bellezza non aggiunge, non scarta, nè scarinfica. Ma rende l'essenziale. Quasi trasluce.
E io ritorno, da dove non ero mai andata.
Non saprei.
E le consapevolezze sono piume.
Anche il disprezzo e la leggerezza.
Senza passato e senza futuro.
Solo una freccia feroce all'arco.
Contratta nella resilienza della passione.
La farfalla indaco non ha ancora rilasciato le sue ali al vento.
Nessun commento:
Posta un commento