Come in un disegno
Graffio nuvole di sangue. E l'ordine delle cose, nella loro sequela sparsa. Un sogno che si allaga nella pretesa. Una fragola e la sua scia. Fino alle labbra, per tingermi la bocca. Non guardarmi, perchè io continuo a farlo. Mentre mi segui nella mia notte indaco. E mi racconto le mie fiabe e le racconto anche a te. Ho parole ma non ho voce, nè nocche per bussare alla indifferenza. In conteplazione del dolore perfetto, nella sua atroce e pervicace bellezza. Nel santuario dell'amore sbagliato, con le mie mani impure tendo e protendo preghiere fatte di cuore e di paura. Cera calda calata sui miei polsi. Disegnano il tormento e la sofferenza di cui ho bisogno. Ed in quei fogli io disegnavo sempre una casa piccola con un camino immenso, capace di sfiorare il cielo ed adagiarsi a grandi montegne, rigorosamente verdi. E mescolavo quelle nuvole con il raggi rossi del sole. Sapevo, già, che per me il cielo sarebbe sempre stato impregnato di porpora. E che non avrebbe avuto solo un colore. Deve esistere un modo per parlarsi, oltre le parole.
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