Deep. Deep fishing. Annego nel mio sangue. Ad ogni respiro più a fondo. Pochi ricordi ma solo fiato. Lieve lieve, quasi un sospiro. “Tienimi al polso come un palloncino“. Il vento saprà fare il resto. La vita si mescola alle vite degli altri. Respiri su respiri. E lievi aure che si sfiorano. Archi che si piegano, solo nel desiderio di vita, di frammenti di gioia, di scintille che facciano poco calore. E buchino il buio. Squarci su questa pelle, dove tutto lascia un segno. Tutto sembra scorrere ma ad ogni lieve impatto tutto si piega e devia. Come biglie lanciate nel buio. L’oscillazione è la misura del percorso. Ma la traiettoria è candidamente ignota. L’orgoglio pulsa. La macchia affonda in sé e si slarga. E percepisco ogni piccola variazione e tutto oscilla. Con questi occhi tutto è più facile. E vorrei saperlo raccontare quanta vita c’è ad ogni tremito. Ad ogni brivido spezzato. Io sento e sento le cose che si stemperano. Ogni sfumatura fa male. Ma non so lasciarla andare. Basterebbe aprire la mano. E dimenticare le mie dita. Come nel Legong. Quando le mani hanno una anima tutta loro, sottile ma profonda, come una lama, che sfugge alla mente. E le dita disegnano, accarezzano, affondano nel vuoto. Oggi è, questo sì è, un altro frammento di tempo che mi scorre fino in gola. Come una medicina, più di una medicina. Respiro la mia vita mentre lo sento scorrere piano e mischiarsi al sangue. Hai mai visto il mondo tra due tende? Non ne ricordi neanche il colore. A volte quell’odore ti torna all’improvviso. Senti solo il tuo dolore, il tuo essere indegna. Ed è tutto così sfuocato da sembrare bellissimo, tra le lacrime e le tue esitazioni. Sì. No. Forse. Domani. Poi. E gli puoi dare la forma che vuoi, anche quella del futuro, forse di un fiore. Da piccola mi piaceva imparare i nomi dei fiori. Sfogliavo i libri di mia nonna. Per poterli ritrovare un giorno in un prato. Li sto ancora cercando. E non so smettere. Perché non ne voglio mancare neanche uno. Adesso la mano è aperta. Corsi e ricorsi storici. Non so spiegare ma vorrei sapere dire che la mia pelle ha già compreso. E anche la mia anima. Ognuno ha diritto di non smettere di sognare un prato. Tutto suo. Un luogo speciale. E i sogni sono libertà. E il vento ancora leviga le mie dita, perché sono nude, come i miei petali.
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