lunedì 8 agosto 2016
Oggi non è Natale e io non sono altro che Sara. Ho cancellato i miei occhi ed non ho lacrime. Io respiro petali. Di margherite dimenticate, come delusioni impure. Di più. Come la perversione. Come le ultime ore della giornata, proprio quando si sovrappongono all'inizio del nuovo giorno. Come le dita che sfiorano senza toccare. Oggi sono Sara. E il resto non conta. O conta poco, che è peggio. Io e Sara, io senza Sara. Una esperienza difficile. Al margine della consapevolezza. Il mio grido è senza voce. Ma non smetto di urlare. Disegno con il fiato la mia disperazione. Vorrei poterla affidare ad un barattolo. Quando avrò smesso di esistere, saremo uguali io ed i miei sogni. Approssimazioni del nulla. Ci sovrapporremmo. Foglie secche che fanno compagnia,e che sporcano l'anima. E non riesco a dire quello che voglio. Anzi lo dico ma non è mai giusto. Ed è così difficile volermi bene? Sei una egocentrica piccola Sara, pretendi, chiedi, urli. "Tu, tu, tu...". La tua voce ed il suo disprezzo. Come passi di gamberi alla deriva. Le sue parole mi bucano il cuore. E sento i suoi occhi che non mi vedono. Sai lo ho sognato. Era con lei. Lui e lei. E lo guardavo ma non esistevo, come sempre. Solo per un istante ho rubato il suo sguardo e me lo sono ficcato nelle pupille, mentre fuggiva, scappava da dentro; mi zampillava addosso, come una fontana di sangue. E sono andata via. Anche adesso. Lui non se ne è accorto. Credo di odiarlo, o di amarlo, e poi di odiarlo, come mai nessuno prima. Gli ho donato la mia anima, ma ha preso il mio corpo. E la mia anima adesso trema, perché solo quello sa fare. E mi sento sporca, più di una ombra bugiarda. Dove sono i miei occhi?
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