Ed è così difficile essere
quella me che non ha paura. Chi merita per davvero la nostra verità? E poi cosa è vero? Non è forse la verità l'artificio che ci rende più vicini alla sagoma dei nostri desideri?Nulla è più vero di un desiderio. Il resto è bisogno. Sporco e madido di vita. La bestia che ci divora e deforma tutto. E non è forse la verità altro se non la identità che si spalma come l'onda sulla riva e la segna, la slabbra, la contamina per frammenti di tempo? Una ladra di conchiglie e di granellini. Ero io quella bambina che aveva le labbra piene di sogni. E li strisciava nell'aria. Ed era bellissimo varcare la soglia del mondo ad occhi chiusi. Sentire era vivere, senza remore, con la benda del desiderio sulle palpebre. Bastava poco per stringerle il respiro, in un approssimarsi al cuore, alle sue vene roride e presuntuose, al suo contrarsi, come uno spasmo di anima. Ero davvero io? Forse ho masticato i sogni di altri? Quelli della mia ombra, vicina di cammino, forse. Non so dove alberghi il mio ego, in momenti come questi. Sento solo un dolore, vago e lontano. Come una scia? Hai mai visto i fenicotteri che si levano in volo? Uno e più e ti manca il respiro mentre macchiano il cielo di rosso, impudico, come la mia mente, se la lascio andare, morbida come un nastro nel vento. Florida, come i miei fianchi che ancheggiano nella vita; quella che mi è capitata. Anche io ho una ombra rossa, quasi un ventaglio e non copre, ma mostra la nudità vera di una donna che ha il cuore intrecciato al ventre. Come radici di un albero dimenticato. Forse arso dal tempo che fu. Da un rogo feroce. Dimenticare è un poco morire, ma forse è infinitamente rinascere. E ora solo so, so che solo la verità rende davvero liberi, forse più tristi, più pregni di malinconia. Ma così vicini al sangue, da sentirsi fiumi.
E le mie labbra sono pallide di sogni, livide di aloni.
Nessuno spazio.
Nessun dono.
Solo verità.
Non ti riconosco in queste parole
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