mercoledì 1 maggio 2019

Gipsy
Quanto lontano ti spingeresti?
Scivola oltre il confine della indifferenza, in pallido declivio, e trema, trema dentro l’anima, sorda e triste. Una scia, una lama, l’ombra della luna, che si smezza come una lenta goccia che si adagia e sdraiandosi disegna nuove inquietudini. Una macchia nella neve, un puntino che si contrae e sporca e si dilata e si piega. Come tra nuvole o solo solitudine. Oltre ogni mistero c’è una essenza pronta ad essere dilaniata, ma non chiamatela sincerità; è lurido e selvaggio egoismo. Nella bocca di una curiosa belva che mi annusa, i fianchi, le labbra, oltre il cuore. Quanto lontano ti spingeresti? E un muro mi separa e mi nasconde, perché sia facile continuare morbidamente a non esistere. A perdifiato, giù per le scale, sino all’erba fredda della notte.In quel casolare, lontano, i sogni. Tu non conosci i miei segreti. Eppure vorrei mi stupissi. Ma non toccarmi. E non credere a tutto quello che senti. A quello che ti dico. Non puoi mentirmi, perché sono completamente trasparente. E rifletto te.  Quando saprò la verità?
Vorresti che la gente ti guardasse per trovare dentro di te la sua parte persa.
Dimenticata.
E ritrovarsi negli altri.
E la tua dove è?
Cercare di dimenticare qualcuno è il modo migliore per non smettere di pensarci.

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