sabato 7 marzo 2009

Ritaglio uno spazio bianco. Per inciderci il silenzio. Liscio i suoni con le dita. Allontanando ogni respiro spurio. Apnea. Candida apnea. Non è attesa. Ma certezza. Il segreto è nella misura. Nell'equilibrio mentre si affonda. E si lacerano strati. Di una placenta mai secreta. Si chiama intimità. E a volte fragilità. Non me ne vergogno. Forse dovrei.
Nel bianco siamo tutti dotati di una forza che è istinto.
Pura come il vento.
Soffio di infinito.
Senza pretese.
Nè aspirazioni.
Ritaglio un altro angolo. Ne ripulisco il candore. Smusso delicatamente i contorni. Ferendomi nel pensiero che cerca di sradicarlo. Dalla casa dei colori. Gli argini sembrano incontenibili. E il rischio è di sporcarsi. Che non è rischio.
Ma è vita.
Lo sto osservando.
Non è dolore.
Solo pudore che sanguina.
Gocce di pudore.
Un tempo fu bianco.
Non c'è magia spontanea in una bolla di sapone.
L'incanto si scinde nella materia.
E nelle sue regole.
Oltre c'è solo pura emozione.
Incontenibile.
E a volte accade.
Le ombre si sfiorano.
E si fanno chiamare anima.

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