Affondo nella notte. Come se fosse un barattolo. Senza fondo. E la lascio scivolare fuori dall'anima. Notte incastrata tra le mie vertebre. Io mi rigiro. E me ne libero. Libera. Come polline. E così anche il cielo si rigira. Lentamente pigro. E finisce a ritrovarsi in una alba nuova. Fatta di luce timida.Come una vergine. Nascosta da veli di pudore. Non conosce il desiderio ma lo sente.
Ci sono luci che si schiudono come fiori.
Tu non ne riuscivi a scorgere la bellezza.
Perchè eri troppo vicina.
Allontanandoti dalle cose le percepisci.
Le scopri.
L'identità si coglie nei dettagli.
Si annida come un virus incontrastabile.
E la tua assenza non si chiama nostalgia.
Ma si chiama scelta.
Si chiama altrove.
Bivio.
Altra strada.
E voltarsi non ha più senso.
Sarebbe recidere il filo del futuro.
Quello che si interseca con l'orizzonte.
Un bimbo ti sorride. Non è il tuo. Non lo sarà mai. Ma è come se lo fosse. Amore senza sangue. Fatto solo di cuore. Ti indica il cielo. E accarezza la luna. La distanza non conta per lui. Si sente le mani piene di luna. Con la forza del desiderio. Poi ti mostra le stelle. Una per una. Le chiama per nome. Le conta insieme a te. Prima di addormentarsi sul cuscino.
E la tua assenza non si chiama nostalgia.
RispondiEliminaMa si chiama scelta.
Si chiama altrove.
Bivio.
Altra strada.
E voltarsi non ha più senso.
Già, voltarsi non ha più senso, questo lo comprendo, ma allora perché fa così male quell'assenza?
che struggente dolcezza...
RispondiEliminaquella degli addii imposti dalle stelle nemiche...
delle inevitabili, intollerabili rinunce...
quella delle foglie che già d'estate sentono l'autunno....
bacio...
il dolore dell'assenza si placa, quando, quell'assenza diventa consapevolezza, in quel momento si ha chiarezza su come si veda l'assente. fa male, ma il tempo cura e si prende cura delle nostre piccole grandi ferite[questo l'ho sentito dire, spero sia vero, al momento la vedo come una bella promessa]
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