Oggi
sono
riva.
Sono
sponda
immobile.
Attenta
a
non
farmi
mutare.
Un
finto
equilibrio.
Fatto
di
assi
incrociate.
Una
stabilità
fumè.
Riva
composta
e
pettinata.
Mi hanno rubato le trecce.
Mentre vorrei essere mare aperto.
E osservare il mondo sotto.
La voce dei pesci.
La loro voglia di camminare.
Almeno una volta.
.
Il mare è il posto dove si può volare.
Senza ali.
C'è una coltre fitta. Sembra nebbia. Di tulle e pizzo. Sfacciato ma sincero. Se ci metti le dita dentro lo rompi. Senza squarcialo. Intuisci quello che c'è dall'altro lato. Ma non ti tocca. Non fino in fondo. Ha la resistenza del candore. Della voglia di purezza. Una rete che ti cola ovunque. E a volte si chiama intimità. Filtra la gioia. Filtra il dolore. E mi giungono da lontano. Impuri. Perchè hanno respirato. Mi capita di rimpiangere quella che ero. Un bozzolo interrotto di una improbabile farfalla. Perchè la furia ti toglie il dono più prezioso. La consapevolezza di potere. E' quello che dà il giusto colore alle tue vene. Tutto sotto.
Sotto il mare che ci è concesso.
Perchè il mare è la pelle dell'abisso.
Le voci parlano, nelle correnti sottomarine, dove la paralasse tende insidie ai riflessi del Sole.
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