sabato 13 febbraio 2010
E' strano come un desiderio che credevi fosse impregnato di infinito all'improvviso riesca a vacillare. A cadere. Ad inciampare. Tra le fronde della palude delle tue paure. Una diga che freme e trema. Di un canale arido. Si accascia. Come una torre di cartone. Senza far rumore. Senza far male. Senza una parola. Senza aria. Senza. Come se la mancanza fosse l'anticamera del dopo. Il riparo del rimpianto. La sua tana. Un corridoio verso il paradiso. Solleva polvere. E copre tutto. E ti impedisce di respirare. E di vederti. E di vederti respirare. Hai ali di cera liquida. Cambiano la forma. Perchè non hanno direzione. A spasso tra carne e cuore. Vuoi solo aria. Come se fosse magia. L'incanto che cercavi è nel calore della fiamma. Ricopre di luce e ombra. Ma ruba aria. E non riesci ancora a respirare. Sarebbe semplice come capire. Ma non capire rassicura. Senti che l'inquetudine ti vuole parlare. E le sensazioni antiche ti hanno morso i polsi. Tanti morsi equidistanti. Una mappa incerta. Ma i suoi discorsi non ti turbano più. Come i colombi dal cilindro. Forse era una stalla. C'è una patina tra me e il mio cuore. E io non tremo più. E neanche respiro. Solo poco. Rubo aria al mondo. La permuto in deliri. Quello che temo è questa polvere asfittica. Figlia del tempo. Non voglio che mi tocci. E contamini la mia tenera molestia. La mia lurida voglia di essere migliore. Voglio una benda. Fatta di cielo. Bendami. E portami nel vento.
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