E ritrovarsi così diverse e così uguali.
“Domani io vado a….”.
“Davvero? Anche io!”.
Il primo incontro e una emozione profonda e confusa,
tra parole e fogli vari. Nella indifferenza di una folla che ci circondava,
ignara del segreto che conservavamo dentro e che ci aveva avvicinate ed unite
per sempre, quasi come un sigillo. Allora non lo sapevamo. E le nostre paure e
le risate, e le lacrime, le confidenze, il timore iniziale, e le scintille;
quante scintille! E tanta cautela. Protezione, cura, come con i semini
preziosi, su una strada. Per non parlare dei tuoi biscotti, del diluvio in
estate, del casello di una autostrada, delle mie melanzane tisiche, e di
miscio, gatto pugliese. “Di chi sei tu?!”E poi Napoli, ancora e ancora,
mia e tua, Napoli nostra. Punto e a capo. Ogni volta, sorrisi, assenze, scarpe
vecchie e nuove e l’odore del mare. Confidenze nel cuore di una notte
sconosciuta, ma disperatamente sincera, con le cicatrici vicine vicine. Una
vera promessa di amore. Un gioco, un gioco serio, il gioco più sacro che
si possa concepire, la amicizia, la nostra, più reale del pane e più profonda
di un solco nella terra.
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