domenica 12 febbraio 2012


E tutta quella marmellata non le bastava mai, perchè non le bastava mai la dolcezza. Era come se qualcuno a sua insaputa suggesse la sacca della tenerezza, come una enorme mammella, o come una bocca implosa. E lei si risentiva risucchiata e vuota. Di uno strano vuoto che la riempiva fino a sentire che stava per esplodere. E la mancanza le passeggiava sulla pancia e a volte si tuffava a precipizio dentro il suo ombelico. Ombrelli a forma di fiore la assediavano, come funghi protettivi ed asfittici. Mentre lei avrebbe voluto solo e solo e sempre pioggia. Cospargersi di pioggia ed attendere di tornare asciutta. Perchè in un mondo bagnato, nulla deve avere la forma esatta. Tutto può essere prepotentemente sfuocato ed vago. Anche quando pensava al posto dell'amore lo vedeva di tanti colori diversi. E screziato di parole soffuse e di molliche tra le lunzuola. Era un posto vuoto, dove il candore si macchiava di attesa e di meraviglia. Quella fatta di percezioni silenziose. Perchè lei, come tutti, era fatta anche di questo, di quel goccia d'acqua che ti punge le labbra, proprio mentre pensi che hai una immensa voglia di bere. Tornare nel punto esatto dove tutto era cominciato e le parole avevano cominciato a sbriciolarsi. Era quel luogo. Parole dolci, quasi più della marmellata, con quel bisogno di un amore simmetrico. Per il timore di sentirsi scoperta. Perchè lei aveva solo paura di provare ancora quel freddo. Anche se sapeva che sarebbe arrivato e si rifugiava in ogni angolo come se fosse l'unico posto possibile.
Mentre l'unico posto possibile è solo domani.
Potrei dire tante cose, ma come al solito sarebbero troppe.
E' che a volte sono felice ed ho paura a dirlo.
Anche adesso mentre lo scrivo mi arrotolo in strane ombre e non so più cosa sento.

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