domenica 12 febbraio 2012

Nel mio equilibrio liquido io fluttuo.
Forse accadde.
Come un'onda sdegnosa che non sa più lasciarsi cullare.
Non esiste più nulla.
Distruggere non è mai stato più semplice.
E sento il bisogno sfrenato di frustare il mare. Di morderlo. Illusa che un morso d'onda sia difficile da dimenticare.
Precario sollazzo per ingannare i sensi, lo usa la mente e per perdersi e ritrovarsi a nuova riva e rinascere come risacca.
Baciare lievemente le conchiglie, in fondo lo facciamo ad ogni mattina, e poi sfiorarne la liscia indifferenza e ribaltarsi incaute nel nuovo viaggio.
E poi mi perdo. E mi ritrovo.
Forse pietra attonita sul fondo del mare.
La poesia ci fascia l'anima ed asciuga le ferite.
Per poter guardare la luce rifrangersi attraverso l'acqua.
Come quando ti tuffi e senti l'acqua strisciarti sulla schiena e scendi ancora solo per voltarti un solo istante. Un pò come guardarsi da dentro. Prima di arrivare alla superficie.
Dove siamo costretti a tornare.
Come in una pausa che spesso dura una vita.
Un pò perchè a volte mi piace dimenticare di avere questa mente.
E questi pensieri.
Quasi come ossa.
E mi faccio cosa.
Oggetto immemore.
Ai confini con la voglia di ricordare.
E quella preme.
Perchè è così che poi davvero posso sentire. Subito dopo, una specie di sapere senza sapere cosa. Quando la pelle ritorna ad essere mente da accarezzare e onda in movimento. E non semplice tasca e involucro di malinconica voglia di non lasciare andare. Senza avere il coraggio di voler trattenere. Il letto di un fiume che inevitabilmente tenta di arrestarsi e che vorrebbe smettere di bagnare, ma non ci riesce. E solca disperato il suo letto. A fondo. Fino a farne una tana. E nascondersi là.
L'acqua nel cuore.
Sono una donna con una falla.
In quale vita è accaduto.
In fondo abbiamo il mare dentro.
E' che a volte non riusciamo a sentire la sua voce.
E' così facile nasconderla.
Ma poi all'improvviso arriva e spazza via il resto.
E io resto onda senza mare.
Un pò come delinarci con le mancanze.
Sarebbe semplice iniziare da ciò che abbiamo.
Quasi come afferrare un sorriso e lasciarsi trascinare dalla sua coda indomita.
Come se gli angoli della bocca fossero ali verso l'alto.
Perchè la vita, finchè siamo vivi, vince su tutto, persino sulla morte.

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