Mi isolo in un non_posto dall'odore di mughetti. Quelli che a volte mi fioriscono sui polsi. Piccoli boschi di una ingenuità che si fa corda e gioiello. E frusta e lingua. E puntella e trafigge la pelle di nostalgica purezza. Come se i fiori fossero capaci di sputare le parole. E le parole dei fiori fossero petali di ingorda sincerità. Quella che tenta di afferrare uno specchio ed affondarci. E finalmente vedersi. Fosse anche per cancellare. E calpestare ogni impronta. E ricoprirla con nuove impronte. Mentre cerco di dimenticare. Senza posto. Senza direzione. Le orme hanno il profumo dell'oblio. Quello che impedisce di ricomporre le collane di fiori. Ghirlande da deporre ai piedi del futuro. Una e molte direzioni.
Fiore. Casa. Nuvole. Cielo. Sole. Amore. Fuoco. Fumo. Soffio.Petali. Fiore.
Un piccolo bracciale sulle mie dita morbidamente intrecciate.
Per siglarne la preghiera.
O la appartenenza.
Sincere come mai.
Ma non si capisce.
La sincerità è la nebbia che risucchia ogni direzione.
E spesso non sfocia nella verità.
Allacciami piano la verità sulle mani.
Piano.
Senza soffocarmi i brividi.
Non stringere.
Non so più resistere al dolore.
E poi lo confondo con il resto.