La solitudine fa una strana compagnia,
quasi goffa, dalle mille forme tentacolari. Ed è diversa dal silenzio.
Ha una voce, e mille voci e non è mai quella giusta. Una voce e troppe
parole, tutte confuse, capaci di azzannarsi, di sbocconcellarsi, di
mozzarsi. Pezzi di parole che non avranno mai la dignità di farsi frasi,
ed in quell'incompiuto si celebra il trionfo quotidiano della
superficialità. Parole tutte sbagliate, come petali spezzati, che non
comporranno più la corolla, nella sua vergine integrità. Resta violata,
come una promessa, come un sogno infranto, un desiderio propondo mai
espresso, non importa di chi sia. Siamo occasioni nelle vite in cui ci
impattiamo, e occhi e pelle, e anima e mente. Occasioni in quell'esatto
istante in cui il contatto ci sfiora. E nessuna indifferenza può
levigare quel tocco, solo altre impronte su di noi lo spingeranno più a
fondo. Perchè non bisogna mai abbandonare il coraggio di farsi toccare
dalla vita che capita. Oltre ogni logica, ogni sospiro, ogni istante
sbagliato. Perchè dopo ve ne sarà uno ancora più sbagliato, o proprio
quello imperfetto capace di farci gioire. La felicità è una
responsabilità molto seria, in fondo. Sono solo sensazioni sminuzzate
dentro di me, e strisciate su questo foglio, ed io ne ho bisogno per
farmi chiarezza, una chiarezza apparente, che non sa di bilancio, ma di
piccola barchetta in un mare troppo grosso, in cui a volte l'acqua sa
essere terribilmente amara, mentre altre si mescola al vento e ti
consente di accarezzare il bordo.
Oggi si mangia pane e fragole.