Ho sostituito la paura con la noia. E un
pò con l'indifferenza. E un piccolo sasso spacca la superficie immensa e
liscia dell'acqua. A ridosso del vento. Nessuna increspatura, prima di
spalancarsi in una voragine liquida ed accogliere il sasso. Prima di
ingoiarlo con la sua bocca circolare. Qualche schizzo e poi concentriche
conversioni. Profondità, in cambio onde. Adesso ho un sacro rispetto
per la realtà. Non mi limito al pane ed al suo odore. Ma riempio la mia
realtà di quella meraviglia che riteniamo scontata. E scontata non è. E
quelle rose urlano un'assenza. La mia dai miei sogni. Le loro corolle
grondano una bellezza che vorrei accarezzare ma il tocco resterebbe
irreale. Perchè in quei momenti la noia si dilegua, come nebbia. E la
realtà si riduce a distacco. Al confine di me c'è solo aria. E io dove
sono? La notte mi accarezza la schiena calda ed è meravigliosa la
lentezza del perrdersi e del diluirsi nel sonno. E sognare di ritirare
il sasso. E di lisciare quella superficie increspata e raccogliere i
suoi cerchi, uno per uno. E ritornare intonsa e madida di ingenuità,
sciocca ma bellissima. Allora ero spaventosamente sincera, ma stupida.
Ero bella e non lo sapevo. Ero sasso tra i sassi, a toccarsi la pelle
rotonda, e con il cuore dentro. Al sicuro. Chiedevo solo di spaccarmelo.
E ti imploravo. Adesso non sono sasso, sono carta. E tra la pelle e il
cuore la distanza non esiste. E tutta questa maledetta malinconia che
riservo alle parole, è una seconda pelle. Carta su carta. Come
se l'anima fosse a strati. Uno più sottile dell'altro,
Adesso
la realtà ho lo sguardo dolce e malandrino della mia gattina in attesa
dei croccantini. E del suo mercanteggiare che si atteggia in miagolii e
fusa. Del vento caldo e dell'odore di caffè. Della musica alla
telvisione. E delle mie dita sui tasti, prima del click.