Ed è una finestra segreta. Il vento gioca con i raggi
timidi del sole. Osservo il cielo macchiato di nuvole. Non ho verità, solo
sensazioni, che spesso inciampano nella paura, prima di diventare emozioni.
Alcuni segreti nei pressi del cuore, come onde che non sanno fermarsi e che
hanno solo voglia di distruggere. E poi quel peso che a tratti diviene
insopportabile e nessuna parola per raccoglierlo. A volte ti stupisci quanto
torta e complicata sia la via, e poi ti accorgi che i sogni sanno essere
frecce, pronte ad infilzare il futuro. E che tutti viviamo oscillando tra mille
difficoltà, e sappiamo dargli i nomi più diversi, ed i colori più disparati,
anche quelli dalle sfumature indefinite che in alcuni momenti la nostra
impotenza scaglia contro muri ignori.
Poi ti basta una tela, e un mondo si apre, l’incanto
si schiude, e ti sa far tremare il cuore, fino a lasciarti infilare in un
cantuccio dimenticato, tra spennellate di immenso. E tu sai che se osservi non
cogli, quasi non vedi, perché in quel quadro c’è un frammento di animo e non
sai se riuscirai per davvero a catturarlo, anche solo ad individuarlo. Non si
trova in un punto preciso ma nell’indefinito magnificenza dell’anima che si
spalma nel tempo, e dona, come solo l’arte sa fare. A me piace seguirne i
profili e la lotta famelica delle sfumature, quasi a ribaltarsi nei tratti. E
più tutto resta misterioso ed indefinito, più siamo attratti dal mistero
della vita che vela e ottunde quella verità.
Eppure se ci pensi la comprensione non è altro che
l’accettazione del limite, del non riuscire davvero a penetrarsi veramente,
mentre l’io si fronteggia con la vita che incontra. E là restare a sentire,
senza capire per davvero, perché non conta capire, ma sentire. La cosa che è
davvero importante è sapere che al di là del nostro fiato più disperato, del
nastro slegato delle nostre tristezze, il vento esiste e sa anche accarezzarle,
senza spezzarle, senza chiedere, lasciandole andare appena è il tempo di farlo.
La paura dell’abbandono è un graffio contro il cielo, e le sue gocce di sangue
ci macchiano la mente, riaffiorando quando la corrente si placa.
E poi io ho sempre amato il rosso perché è il colore
della verità, quella più sfacciata, quella che è densa di errore, quella che
non perdona.
La mia parte sbagliata mi afferra e mi trascina e non
ha un nome.
Non ancora.