Bella l'idea di un foglio bianco. Su cui poter descrivere quello che voglio. Leggimi, sono il foglio su cui la mia vita si è adagiata, e lo ha segnato, imbrattato, lievemente sfumato. E forse voltato. In genere non mi allontano molto dalla verità. Anche se la confido a pochi. Credo che la nostra verità sia la parte più intima e sentita. Più vicina possibile alle ossa, a confine con il nostro sangue. L'anatomia dell'anima. E dunque condividerla, nel senso proprio fisico di offrirne pezzetti, sarebbe proprio come offrire ad un altro il proprio braccio, le proprie dita, il proprio collo. Senza aver paura. Perchè un amico può, al massimo, annusarti, ma non ti morde. Non mangia un pezzo di te, se tu non vuoi. Anche se glielo offri. Dicevo che mi piace trovarmi al punto successivo. Quando ho detto proprio tutto. E non ho più niente da ricordare. Io a quel punto mi volto e non ho altro da dire, non perchè mi trattenga, o nasconda i pezzi, ma perchè vedo solo un nuovo foglio, meno bianco del precedente, con i fogli più spessi e ruvidi, e mi piace osservarlo. Ne conservo il candore iniziale un pò più a lungo. Quel bianco è come se fosse la pausa da tanto e troppo colore, un meritato silenzio degli occhi. Un lieve oscillare della mente, quasi a dimenticarsi. Non perchè si voglia sfuggire dal passato, ma solo perchè si ha voglia di futuro. Senza raccontarsi ancora, ma solo aspettandosi, senza fretta.
Con tutto l'amore che so dare.
E che non nego.
A volte solo a me stessa.
E quello che devo ancora imparare,
a sentire,
a dare,
a riconoscere.
A rispettare.
E quello che provo e che non è mai sprecato.
Nessuna acqua va mai davvero persa.
Siamo fontane, siamo foci, siamo mari.
O solo rigagnoli.
Che conta?
Forse è un addio, ma non ci contate.
Io torno sempre.
Anche più di una volta.
Mi piacerebbe chiederti di non dimenticarmi.
Ma so che è impossibile
e dunque ti
chiedo di ricordarmi
un pò migliore.