E poi sarebbe così facile se non fosse difficile. Il posto degli altri spesso è la loro assenza. Una mollica o un pugno di vuoto. Un respiro segreto. Una goccia o l'incrocio di due sguardi. Di chi è passato e adesso non c'è. Non so se esserci è sinonimo di bene. Spesso io resto
e sbaglio. Perché sono smodata, irregolare, incasinata e fermamente convinta che il bene abbia una sua logica che sottende le altre, tutte le altre, e che spesso è ostica ed incomprensibile. Come una spina tra le vene. Il rosso è un frammento di quella memoria. Un grumo, una cicatrice, un segno. Come se il dolore fosse irrinunciabile, comunque. E forse agli altri del tuo bene non importa nulla, neanche ti vedono per davvero, pallida come una ombra, smangiata come un vecchio orlo. Sei solo una parola masticata e deliziosamente risucchiata dal vortice del tempo che fu.
Forse. La malinconia prenderà il posto della tristezza. Tempo, perché il tempo guarisce. Anche se non c'è tempo? E le mie dita sentiranno solo polvere e
non graffierà più. Gli altri restano se vogliono. Sono stanca di tenere, di spiegare, di ripulire ogni traccia, ogni contorno, e stemperare ogni sfumatura. E forse tutta questa solitudine è la sola cosa di cui ho bisogno. Una riga umida prima, ed il mio mascara nero, dopo. Veloce sulla guancia. Nel confine tra gli sguardi esatti. Quasi una virgola tra le ciglia, e tra i pensieri. Devi chiudere gli occhi Sara. Stanotte non piove. Ho accesso un sacco di stelle e le ho scaraventate nel buio. Senti la loro buona e tenue carezza e non aver paura del silenzio. Spesso è pieno della eco del passato. E tu Sara devi infilare passi nuovi nella vita. E lasciare andare via gli altri. Perché sarai esistita per loro solo quando sarai lontana come un ricordo, come la linea di un tramonto che si accartoccia e arde. Uno spettacolo indecoroso ma ricco di meraviglia.
Ho baciato questa stella. Ha le impronte delle mie labbra. Le ritroverai là. Nel tempo. Nel tempo di poi. Stelle e baci, strani ed apocrifi. Capaci di illuminare un pochino il buio. Come un sorriso. Ma per poco. E capaci di fare strada, quando tutto sembrerà insopportabile.Come ora. Come una parola speciale.
Quella che le anime sincere non si possono e devono negare.
La mia parola speciale la ho strofinata a quella stella.
Fino a farmi sanguinare il labbro inferiore.
Adesso è l'attimo dopo.
Devo andare.
Non chiedermi il perché...
Ti ho già detto tutto mille volte nei miei sogni.
Sogni urlati contro pareti e soffitti sconosciuti, dove ho disegnato la mia identità e il mio delirio.
E forse è lo stesso.
Tutto quello di cui sono capace.
E adesso slegami.
Devo andare.