Ho una saggezza precaria che scivola
presto, prima ancora, senza indugio alcuno, nella follia. Altalena di
mente e di anima, una alternanza goffa ed inesatta, fino a precipitare
tra le radici, a strappare piante ubriache, con una crudeltà
inaspettata. Quasi un indulto di vita e di desiderio, di voglia e di
rimorsi, come corde di linfa, fruste di gioia e tristezza. Mendicanti di
parole, di brandelli scomposti, siamo i nostri sogni, il filo segreto
tra le stelle e la mente, la loro scia sui nostri pensieri. Ed
all'inverso, la loro impronta immemore. Io sogno poco e male ma se lo
faccio avviene con ingordigia. Di sogni maldestri e sfacciati. Mi piace
riderti nelle orecchie, come se fosse acqua che scorre, zampilli ad
intermittenza, tra le mie malinconie fitte, e sentirti senza toccarti,
come se tutto fosse la eco dei sensi, la loro estensione segreta. Sulla
soglie di parole mai dette.
Così ho scritto sulla tua pelle infinite storie.
Traccia, dopo traccia.
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