mercoledì 2 maggio 2012

Quasi in righe di discreta bellezza si schiera la natura. Sembra un ventaglio che fende l'aria. E bussa. E volta e rivolta tutto in ricordi e in scaglie di nostalgia. La distanza tenera e morbida, quasi impalpabile, tra la mente ed il cuore. Sembrano non toccarsi mai. Si strofinano ma non combaciano. Perchè bellezza è ciò che inconsapevolmente ed istintivamente si ruba il respiro. E se lo mangia. Morso, dopo morso. Incalza il battito e poi sfiora la gioia ma non la afferra. Perchè così si placherebbe la fame. Invece si nutre con frammenti di digiuno che fanno la somma di una imperfezione luminosa. E all'anima sempre sbracarsi. E senza contegno sorride. Ma non ride. Nè deride. E' quella la dignità. Prendersi il bello e restituire un grazie al mondo. Nella consapevolezza che la vita è una stadera esigente e precaria. Dove tutto ha un suo rispetto ed una sua logica.




Oggi la mia terra, semplice e sincera, mi ha spalancato il cuore.



E non ha richiuso la porta dietro di sè.



La voce della terra e del mare.



E specchi luminosi che gareggiano con il cielo.



L'odore della vita della mia gente.



E tutto questo mi ha visto vecchia e bambina, ed anche donna.



Senza una direzione, amore diffuso, senza tempo e spazio.





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