mercoledì 27 aprile 2016



Neanche un granello…


E soffio. Per cancellare. O solo per ritrovare. La linea verso il cielo. Non so più parlare di quello che provo, anche perché è davvero molto confuso. I tuoi occhi azzurri erano più profondi del cielo. Questo era risaputo, peraltro. E mi manchi. Da avere voglia di mordere il muro, per cancellarmi quel sapore amaro dalle labbra che la tua assenza ha impresso. E ti ritrovo nelle nuvole al mattino, in un’onda che si ripiega sulla spiaggia, nel raggio di sole che gioca con le mie ciglia. E nella mia dannata mente. Quanto di te è sedimentato. E la voglia di poterti abbracciare ancora una volta, forte come ti chiedevo sempre, dopo averti fatto spaventare con il nostro volo d’angelo. Prendevo la rincorsa e mi fermavo ad un pelo da te. E ridevamo insieme. Ridevamo tanto, anche nel caffè del mattino. Lo preparava chi si alzava per primo. E poi nelle passeggiate verso la città. Tu parlavi, parlavi, parlavi. E a volte io sbuffavo. Ed io parlavo, parlavo, parlavo, quasi come te. Ho detto quasi. E tu mi ascoltavi. E poi mi interrogavi su quello che studiavo. Appena ti veniva in mente. Ed immancabilmente la sera prima dell’esame, così placavo l’ansia. Avevamo una vita piena di nostri segni. Segni miei e tuoi. E credimi ci sono ancora tutti. Come le tue frasi. A volte le dico istintivamente. Senza accorgermene. Mi dispiace tanto che tu non abbia visto tutto quello che è venuto dopo di te. Forse per molte cose è meglio. Ma non per i due fiorellini. Loro due no, ti avrebbero fatto scoppiare il cuore di gioia e di orgoglio. Come accade a me. La traccia della tua scia ed il nostro sangue, sangue un pochino pazzerello, mio amato papà. Ma sincero ed onesto. Il tuo. Mancano pochi giorni alla tua data, ad una delle tue date. L’ultima volta io ero a New York. E ti ho fatto gli auguri per telefono. Una di quelle giornate in cui non avrei dovuto mancare, una delle tante in cui avrei dovuto starti vicino, più e più. Ed è così che ti dico, vorrei urlarlo contro il cielo, che sembra sordo ormai, che mi manchi e che non c’è giorno in cui io non ti pensi. Con tutto l’amore che posso, Papamiomiomio.


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