Un tempo viaggiare era il mio modo di sfiorare il
mondo. E così mi sono riempita gli occhi di vita, vita per caso, vita
voluta, desiderata, cercata, e spesso sfuggita. Ed è e resta una delle
mie passioni. Viaggi e percorsi, dentro e fuori di me. Un viaggio inizia
tanto tempo prima, mentre sogni un posto, le sue vie, i suoi tramonti,
le sue chiese, i suoi musei, le sue piazze, o solo i suoi rami che
toccano il cielo, o le sue pietre immemori, residui del tempo che fu,
testimoni silenzio della storia, grondanti di secoli di tracce. Natura e
tempo, tempo e spazio, e cibo e profumi. Il viaggio inizia mentre
inciampi nell’idea di un luogo e lo carichi di curiosità e di una attesa
piena di idee e di sentieri intimi o solo esteriori, ma comunque tuoi.
Ci sei tu e sempre tu nel tuo viaggio, perchè è un momento in cui ti
appartieni nella misura in cui ti sperimenti. Spesso arrivi in una meta e
neanche sai per bene cosa vedere, ma tutto ti provoca una emozione che
quasi “friccica”, ti fa battere il cuore, ti carica di desiderio di
conoscenza, di scambio o di timori nuovi da scalare, di gare con il
respiro, di ignoto in cui infilarti. Capita poi di restare incantati da
piccoli particolari, insignificanti per gli altri. Piccoli dettagli che,
all’improvviso, spalancano l’anima e spesso sono negli occhi della
gente, nel loro sorriso, nel viso dei bambini, nel loro sguardo carico
di innocenza o di sogni. Pezzi di oriente sfuso conficcati nella
memoria. Di mondi inversi in cui splendono le stesse stelle, sotto un
cielo caldo caldo, da sembrare quasi morbido come una coperta. In fondo
il cielo è la coperta sulla notte del mondo. E le ore si ribaltano. E
gli odori ti attraversano, ricoprono tutto, anche la memoria. E ti
rivedi allora, diversa, forse felice, serena. Così maledettamente
innocente. Quante stelle dovrò ancora sminuzzare per ritrovare tutto
questo? Quella sensazione di nuovo e fresco? Quella voglia di aria
pulita e sincera? E per riempirmi di nuovi passi e di nuove impronte?
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