Io guardo la scia, e dimentico la lancia, il punto di impatto, dove si buca l’orizzonte e si squarcia l’innocenza. Il senso del male che si insinua nel bene. O viceversa. Sento, non sento, e poi sento. E raccolgo. E poi è troppo, pesa, ottunde, cela, disvela. Ho sette semi di tenerezza sul palmo ed uno di delirio. Ed un ramo di intrigo, qui sui polsi. La casa della mia seduzione. Ancora passi in tasca. Ed un frammento sulla labbra. Se mi baciassi saprei ferirti, e poi segnarmi la fronte con il tuo lieve dolore, incrociandolo con il mio. Cosa se sarà di me? Ci penserò domani, perché la gonna è ancora rossa e sfacciata e mi fascia la carne ed il delirio, mentre ondeggio ed impregno la via della mia idea di peccato. Credimi è meravigliosa. Un altro passo e sarò migliore. Ma forse mento. Chi sa dirlo? Adesso ho solo bisogno dell’aria calda della notte e della luce buona della luna.
Poi si vedrà.
Vorrei affondare e conoscere a fondo la mia mente.
Percorso mai interrotto.
Ma tra i viaggi che preferisco c’è il sogno
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