E mi perdo nella differenza tra il descrivere e il raccontare. E il cuore si intromette. Ho smesso di cercare di spiegare. Le parole segnano percorsi strani. E deviazioni inutili. Ricucio l'orlo. Di raso e saliva. E perdo il confine delle mie labbra. Lo disegno e lo cancello. Come se fossero un cancello. Tengo ogni senso per me. Nella circonferenza bislenca della mia intimità. Ho imparato a trattenere. A lasciarmi accarezzare. Da dentro. A volte scavare. A ricamare brividi intorno al cuore. E a serbare. Come se fosse un alveare. E non so spiegare cosa sia. E forse non voglio. E' come un piccolo cristallo rubato. E conservato. Immensamente illumina. Ma ogni movimento sbagliato taglia. A volte ne offro un pezzettino sul palmo della mano. Con parsimonia. La chiarezza non si sperpera. Nè la si impone. E' un soffio di primavera. E' la carezza della mente.
Ma è l'estate che si finge primavera.
E arde ogni bocciolo.
All'improvviso.
Come fosse fuoco.
Fiamma nella mente.
Da non vederci più.
Senza essere delirio.
Da non poterne più.
E donare la tua pelle all'errore.
E staccarsi dal pavimento.
Come sospesi.
Fuoco nel fuoco.
Un serpente nella pancia.
Non so spiegarlo.
Ma succede.
E forse dovrei tacere.
Invece di sgozzare fiori.
Le parole nascono e vanno per la loro strada, attraversano la mente, lasciano segni, sta a noi interpretarli; bloccarle, cercare di razionalizzarle nel loro evolversi, significa ucciderle.
RispondiEliminaLascia che volino, osservale come fai con gli uccelli nel cielo, e da esse trai la linfa per il tuo divenire.
Senza di esse non c'è emozione.
Le parole sono il gioco più serio che ci è concesso.
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