Divampa l'ordine tra le fiamme della mia fragilità. Vampate che ardono e distruggono sequenze e alternanze. Onde e mare piatto. Fino alla riva. Ad annegare lentamente sulla spiaggia. E mescolarsi alla sabbia. In attesa di rinascere onda. Per rivarcare il confine.
E mi ritrovo inesistente.
Al punto 0. Concava, con il segno lasciato da sassolini. Incisioni di vuoto. E una sacca di sensazioni. Hanno la voce della pelle. Sono aria che ha vibrato e ha toccato ed intaccato il cuore. E lo ha riempito di lividi. Come in un tamponamento a catena. Ha stritolato parole come se fossero pensieri.
E abbraccio quel punto.
Non ho paura. Ma ho paura di avere paura. Ogni movimento sbagliato può scaraventarmi nella fiamma. E si può bruciare solo quando si sa cosa si vuole. E io non so. Placidamente inesistente, contemplo il mondo.E lo imploro di guardarmi. Un solo sguardo. Una volta sola. L'ultima. Come se fosse l'unica.
E nell'illusione mi stempero.
Come onda lenta e stanca sulla rena.
C'è orrore in noi. Assolutamente inconsapevole. Ci ricopriamo di una pelle nemica e cattiva. Solo per difenderci. Senza che ce ne sia bisogno. Ed il rispetto resta intrappolato in quello strato. Pulsa come una ferita infetta. Viviamo in attesa di essere scartavetrati. E ritrovarci nudi. Fatti di amore.
Puro amore.
Ed è un istante.
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