Vorrei. Un viaggio. Immobile. In cui non c'è partenza. Nè arrivo. Un viaggio muto. E sentirmi. E ricompormi. Poggiare un lembo sull'altro. E annullare il confine. Sono io il mio confine. Io inizio e finisco in me. Senza scendere in profondità. Senza luce. Prosciugata come un fondale senza luna. Questo. Intuire. Con la punta delle dita. E i polpastrelli della mente. Senza spiegare. Senza movimenti inutili. Per lisciare le pieghe sulle mie tempie. E ogni battito. Trattenerlo e lasciarlo. Farlo volare via come se fosse una farfalla.
Mi vesto nella più stolta delle nudità.
E non ha nome.
Lo cerco nel mio petto.
E' senza coerenza.
La nudità è vestito fatto di parole mute.
Parole di pelle.
Hai freddo anche se non dovresti.
E non capisci la ragione.
Ma la logica non fa parte del viaggio.
Un viaggio senza mappa.
Qualcuno ha staccato dalla roccia un piccolo pezzo di corallo.
Aprofittando della marea.
Adesso è sperso.
E incapace di gridare la sua assenza supplica la luna.
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