Dentro di me scorrono fiumi sconosciuti. E non so fermarli. Sono fiumi muti. Mi limito a sentirne il corso. Scavano. Dentro. Li sento. Rannicchiata in tenero ascolto della mia paura. La ascolto aprirsi come un ventaglio. E farsi futuro. Come dita di una mano. A scavarmi. E a volte frantumarsi. In aspettative. O pretese. Fuochi fatui sulla riva. Tristezza e disperazione. Scivolano nella malinconia. Fino al dolce sorriso. A forma di speranza. Di occhi e verità. Di pupille come laghi. E acque di fiumi sconosciuti. A ricamarmi le viscere. Come il mare ricama la riva di conchiglie. Sono i segni del suo amore. Dormo tra sponde sconosciute. Tra le pagine di un libro immenso. Avvolta da parole. Con le dita a premere sillabe. Per percepirne la loro densità. O solo il languido fruscio. Un sonno coperto da parole e mare.
Ma le parole sono lievi.
Effimere come una carezza pensata.
Sfiorata sulla mente.
Mai entrata dentro.
Rimasta su un uscio socchiuso.
E sempre richiuso.
Era il mio respiro. Lo hai scambiato per il vento. In un silenzio pieno di fatti. E di pochi gesti. Era il mio respiro ripiegato nel tentativo. E là rimasto a contorcersi. Senza toccarti. Umile con la povera forza di un soffio. Senza nessun segno.
Oggi la dignità mi sembra fiducia.
E la fiducia forza.
Non ho voglia di capire.
E ogni volta affido la mia carne a mani sconosciute.
A farle da letto.
Nessun graffio può lasciare segni alla mia anima.
E' in fondo al mare.
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