Soffio zucchero a velo e ricopro il mio cielo di cartone di stelle odorose. L'odore delle stelle puoi solo immaginarlo. E il confine tra la realtà, la non realtà e la finzione si strusciano. Fino a farsi sanguinare i margini. Sono bordi fatti di raso. Scivolano. Inutili i tentativi di farli combaciare. Come accuse infondate. Sono le sagome di ogni paura mai risolta. E spesso la paura di soffrire è più forte di ogni dolore. E forse l'unico timore è mostrare. E sei costretto a nascondere. Per impedire agli altri di vedere che tu soffra. Immaginandone il sorriso. Ma quella è un'altra storia. Cancellare i segni di fragilità è debolezza vera. E mi macchio di azzurro e di polvere di stelle sognate. Come se mi immergessi nella fonte della notte. La notte è la mia scatola. E mi sdraio sotto un coperchio di cartone. Con il timore della pioggia. Ammettere è il modo per archiviare. E spogliarsi dell'inutile senso astratto delle cose. Vittima di me stessa. Lento il mio amplesso con la crudeltà. Fino alla sevizia di ogni gioia. Ho imparato a lisciare i brividi sulla mia pelle. E a cullarmi da sola. Ogni volta che avrei voluto piangere e non potevo.Ogni volta che avrei voluto essere abbracciata e rassicurata. Adesso sono così nuda da non avere più pelle. E intreccio brividi con le vene.
Una stella cadente ha graffiato il mio cinismo.
Indesiderata.
Ha cosparso il mio cielo di luce vera.
E nella sua coda ho avuto timore a riporre.
Qualsiasi cosa.
Ho preferito donarla.
Vi dono la mia stella cadente inaspettata.
Sono sicura che saprete farne buon uso.
Io non riesco.
grazie, proprio quello che mi serviva, non preoccuparti, ne faro' buon uso...
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