E ti tenevo il viso tra le mani.
E ti rubavo indifesa il paradiso e l'inferno.
Dagli occhi inermi.
E non opponevi nessuna resistenza.
Neanche la verità.
Mi modellavi l'istante.
Sulla punta delle dita mute.
Con cui ti ricamavo poesia.
Sulle labbra aride e furenti.
Prima di morderle.
Per sigillarle.
E io restavo appena sotto la pelle.
Tra i respiri impiccati.
Senza scendere a fondo.
Perchè era bellissimo.
Intuire senza voler capire.
Amarti senza pretesa.
Senza memoria.
E legarmi al ramo.
Di un albero ignoto.
Solo per potergli sussurrare una fiaba.
E annusare la sua primavera.
Assaporavo una leggerezza spoglia.
Perchè credevo di essere una farfalla.
Meravigliosa. La consapevolezza di amare senza pretesa, di sorreggere il viso di chi ami con la punta delle dita, in silenzio. Assaporare la leggerezza spoglia sentendosi farfalla di tutta questa immensa leggerezza. E poter respirare e questa volta volare. Ancora una volta.
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