Alcune cose sostituiscono altre cose. Non si sostituiscono. Non rubano il posto. Lo trovano. Come l'acqua che si adagia nei fianchi della montagna e decide se andare o restare. Senza mai smettere di scorrere. L'origine del mondo si riproduce. E diventa un argine mutevole. Si impenna e si distende. Come quando la terra si accartoccia e poi si liscia, si stende. E' successo. Forse ieri. O mille anni fa. Le cose non prendono un posto che è rimasto vuoto, ma solo un posto che gli spetta. Era loro. Ogni volta che ti apro il mio desiderio. Come la tenda della mia intimità. Forse accade. Il mondo si inabissa ancora. Per riaffiorare dopo. O prima che sia accaduto. E' bello credere di essere apnee del mondo. Come se fino a quel momento fosse spudoratamente immemore. Non voglio sentimenti. Ma voglio la verità di questa carne. Non voglio emozioni esatte, affettate dalle lancette di un tempo che qualcuno si è inventato. Ho solo un tempo scandito dal mio polso. Quasi si raggruma come terra intorno al corso dell'acqua. Incapace di capire quale sia la distanza tra le sponde. Si addensa e si ammassa. Si addossa perchè ha bisogno di darsi una forma. Anche quella di un abbraccio. L'origine del mondo non ci appartiene. Siamo viandanti in un frammento della sua scia. L'orgine del mio mondo, invece, è solo mia. E non ha regole. Io nasco al contrario. E mi piace essere frutto prima che radice. E cenere prima che fuoco. Mi piace ribaltare le regole. E ho un cuore immemore. Si crede vergine. E a volte mi cola a picco tra le gambe. Ed altre si rifugia sulla mia nuca. In attesa di una carezza. O di un graffio.
Non è mai un segnalibro. E' la pagina mai letta.
Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza.
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