Sara e Noa
Io ho paura a dirti di che colore è la mia attesa. Non sono sospesa ma raccolgo i battiti che vorrò lasciarti esplodere dentro di te. Come stelle, una dietro l’altra. Ed è come se il mio sangue fosse un segreto. Ora. Quello del taglio che da sempre voglio da te. E tu non sai. Forse non vuoi. Non sarebbe dolore, ma uno strano modo mio di liberarmi. Oltre il fiato, oltre il respiro, oltre il piacere. Non è per avere un segno. Perché quello è in me. Dentro. In un angolo da dove non uscirai mai, anche quando dovrai. E vorrei spiegarti che è qualcosa di speciale, come quando qualcuno ti ha prestato i suoi occhi. E non sprechi neanche i tuoi battiti ad avere paura. Vuoi solo sentire dentro di te, come mai prima. Senza tempo, senza pretese, senza altro che consapevolezza di essere più donna. Un poco di più. Ogni volta. Fino alla fine di questo tempo. Poi non esistere sarà forse meno difficile, se lo si è riempito di verità e della voglia di viverlo. E forse anche dei sogni. Siamo quello infondo. Sogni riempiti di carne. Una strana sostanza che crede di bastarsi ma che straborda. E a volte ti tocca l’anima.
Sei questo pizzico che sento adesso nel respiro.
E quella voglia che a volte mi taglia come una mela.
In metà inesatte.
Imperfette per caso.
Come noi.
«Se tu ti ricordassi di me, non mi importerebbe nulla neanche se tutti gli altri mi dimenticassero».
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