Astratta.
Come una nuvola.
Cosparsa di cielo.
Mi arrampico nell'etere.
O sto solo scivolando.
Dal lato opposto.
Dentro un imbuto.
Cacciatrice di forme.
Così mi ritrovo.
Mi perdo.
E mi raccolgo.
Mi manipolo.
Come creta vivente.
Di giorni a venire.
Ed una trama senza storia.
Solo un finale.
Uguale.
Non c'è una forma giusta.
Il tempo è la forma del mondo.
La sua camicia di forza.
Informe è l'anima.
E non c'è fame che riesca
a rendermi concreta.
Perchè di fame si tratta.
Astratta nel senso di una fame immonda.
Senza regole.
Mi cingo di ombre di mughetti.
E mi perdo nel loro odore.
Come se fosse musica.
Invece è solo battito.
Nella danza con il nulla.
Danza la mente.
E il cuore.
E le mie ciglia.
Interrotte.
Mi dono.
E mi nego.
E mi cancello.
Separo me
da ogni mio accessorio.
Perchè astratto è l'essenziale.
Nella sua morbida mutevolezza.
Perchè la verità è nel vento.
E spesso non è essenziale.
Non trattengo dettagli.
Riesco solo ad intuirli.
E spesso confondo.
Astratta come una nuvola.
O come la pozzanghera che la raccoglie.
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