E mi confondo tra mani e radici.
E sbaglio sempre la direzione.
Verso il cielo.
Come se fosse un immenso campo.
Dove saziare la mia fame di terra.
E del suo odore.
E le caviglie fossero rami.
E i miei capelli erba di un campo.
Dove intrecciare fiori.
O solo pensarli.
Sognarli.
E di immaginazione vestirli e denudarli.
Siamo clessidre.
Fatte di carne e cuore.
Incerto è il tempo in cui saremo ribaltati.
E le stelle diventeranno fiori.
Ed un disco mutante staccherà i suoi raggi.
Facendosi luna.
Ci è concesso di rubare granellini alla nostra clessidra.
E lanciarli lontano.
Dove è difficile vedere.
Si può solo immaginare.
Lontano è la misura della possibilità.
E della difficoltà.
Non ho smesso di sognare.
Ma di cercare di comprendere i miei sogni.
Di dargli una forma.
Io sogno sfuso ed astratto.
E' come sognare bolle.
E ricoprirle di terra.
Come se fossero semi.
E annegare il buio nella luce.
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