mercoledì 26 settembre 2012


Capita di avere delle cose da dire. E di pensarci. E poi di lasciarle andare. E di non fare sforzo alcuno. Perchè non è essenziale dire, nè raccontare. Ed è istintivo lasciare andare via ciò che sembra normale. Perchè è tutto così irrimediabilmente immediato, ed è senza dubbio più semplice e leggero delle parole che poi dobbiamo usare per descriverlo. E' tutto così assolutamente ed assurdamente veloce da sembrare quasi evanescente. Cosme se pensassimo nuvolette. E spesso ti capita di ritrovare un pensiero, come per incanto, o per assurdo caso, oppure per inciampo, dopo tanto tempo. Ricordare è un gioco bello e pericoloso. Il gioco di ciglia che si muovono a velocità diversa e sezionano la vita in frammenti. Istanti che si accumulano fino a lasciare il loro posto ad uno solo. Quello che ha la scena finale. Prima della nuova serie. Di quella selezione occasionale. Come spari senza rumore. A chi non è capitato? Sentirsi esplodere il respiro nella gola, a dispetto di tutta la indifferenza di cui ci foderiamo l'anima. E così, come per caso, che ho rivisto quella porta, aperta e ferma, come milioni di altre porte, le chiavi che ancora dondolavano, e la vita di quella famiglia, che non conoscevo. Uno squarcio di quotidiana umanità. Lontana ma vicinissima. In fondo la vita degli altri è il filo di una matassa immensa che ci avvolge tutti. E siamo sconosciuti ma così evidentemente familiari.  
E quando quella porta si è rinchiusa, ho ripensato a quella famiglia, intorno al tavolo, e ai piatti colmi e fumanti, e ai calici macchiati dalle sagome di bocche, e alla televisione, e alle voci che si confondevano con le ultime notizie. Ed alle occhiate e ai sorrisi. O solo ad una fronte corrugata. Ed alle mani che mescolavano, spezzavano, dividevano, piegavano.
Un rito, chiamato vita.
Ed ho pensato che a volte l'uomo è complice di una divinità umile e sublime.
Non chiamatela.
Per lo meno non chiamatela amore.
E' più leggere dell'aria e più salda dell'acciaio.
In fondo cosa è l'amore?
E' tutto ciò che lasciamo andare senza perdere mai.
Lo sguardo di mio padre, per esempio, ed il suo azzurro meraviglioso.
E' appena sotto le mie palpebre.

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