giovedì 11 agosto 2016

A volte sento di essere così stupidamente forte. Penso che tutto passerà. E tornerà al suo posto. Quale poi? Altre, sento una lucidità più feroce del sangue che attraversa le vene. E la voglia di distruggere e di distruggermi. Di bruciare la mia anima, come se fosse di paglia. Passa. Deve passare. Me lo ripeto. E guardo la luna. Perché proprio a me? Vorrei cancellare pezzi della mia vita. Vorrei risentire dentro quello che ho sentito in altri momenti. Un senso di sconfitta e di impotenza. Oggi piove. Dentro e fuori. Dovrei essere felice e non riesco. Manca un frammento di sogno inesatto, per esserlo. La conferma negli occhi ed il desiderio. Quella della luna nel mare. A volte lo ho sentito. E mi sono sentita stupidamente viva. Più di quanto mi spettasse. Perché lasciarsi trovare infinitamente felici, senza essere poi capaci di raccogliere l'istante dopo? Quello dell'assenza. Vorrei strapparmi il cuore e lanciarlo lontano tra le stelle. Come se fosse una stella di carne. E io con lui, a pulsare. Lontana e ignota. Forse mai esistita.

lunedì 8 agosto 2016

Oggi non è Natale e io non sono altro che Sara. Ho cancellato i miei occhi ed non ho lacrime. Io respiro petali. Di margherite dimenticate, come delusioni impure. Di più. Come la perversione. Come le ultime ore della giornata, proprio quando si sovrappongono all'inizio del nuovo giorno. Come le dita che sfiorano senza toccare. Oggi sono Sara. E il resto non conta. O conta poco, che è peggio. Io e Sara, io senza Sara. Una esperienza difficile. Al margine della consapevolezza. Il mio grido è senza voce. Ma non smetto di urlare. Disegno con il fiato la mia disperazione. Vorrei poterla affidare ad un barattolo. Quando avrò smesso di esistere, saremo uguali io ed i miei sogni. Approssimazioni del nulla. Ci sovrapporremmo. Foglie secche che fanno compagnia,e che sporcano l'anima. E non riesco a dire quello che voglio. Anzi lo dico ma non è mai giusto. Ed è così difficile volermi bene? Sei una egocentrica piccola Sara, pretendi, chiedi, urli. "Tu, tu, tu...". La tua voce ed il suo disprezzo. Come passi di gamberi alla deriva. Le sue parole mi bucano il cuore. E sento i suoi occhi che non mi vedono. Sai lo ho sognato. Era con lei. Lui e lei. E lo guardavo ma non esistevo, come sempre. Solo per un istante ho rubato il suo sguardo e me lo sono ficcato nelle pupille, mentre fuggiva, scappava da dentro; mi zampillava addosso, come una fontana di sangue. E sono andata via. Anche adesso. Lui non se ne è accorto. Credo di odiarlo, o di amarlo, e poi di odiarlo, come mai nessuno prima. Gli ho donato la mia anima, ma ha preso il mio corpo. E la mia anima adesso trema, perché solo quello sa fare. E mi sento sporca, più di una ombra bugiarda. Dove sono i miei occhi?

venerdì 5 agosto 2016

Giorni e brandelli di pane

Dentro. Fuori. Fuori. Dentro. Incastrati in una esistenza. Come dentro un letargo. Vorrei ricordare il bello delle cose. I pezzi della loro anima. I posti che ho raccolto dentro. Passo dopo passo. Volo dopo volo. Sorrisi, lacrime e volti. Forse la fantasia ci precipita addosso all'improvviso. E lei modella la vita, come creta. E la vita la modella nella mente. Io vorrei un giorno di luce pura. Di gioia sincera.  Piena di sguardi, non di quelli da afferrare per sopravvivere. Ma da fermarcisi dentro. E dentro esistere, senza insistere. Vorrei che tutto fluisse. Per una volta scorresse. E vorrei non sentire questo dolore. Ed è così difficile fermarlo. La macchia che si dilata della mia inquietudine livida. Quella che mi disegna fiori sulle vene che tremano nel vento ogni volta che l'assenza si dimena e poi striscia fino al cuore. Mangio terra. La mordo avidamente per sopravvivere. 

giovedì 4 agosto 2016

Così all'improvviso, ti ho sentito, povero mio desiderio, e come una fontana, ho sentito su di me, la spinta, il tuffo e l'urto. Maledetta solitudine rende così deboli, senza neanche saper essere fragili. Parlare ancora di me, mi fa sentire la eco lontana della donna che ho spezzato, come un'ostia su un altare sconosciuto. E questa assenza pulsa, morde, leviga, ed a tratti abusa della mia voce e si dilata in morbida nostalgia, da segni e bisogni. E se respiro sento dolore perché il fiato sembra pregno di memoria. Più della mente e del cuore.
Erano  guerra di sensi.
Erano pioggia senza acqua.
Carne senza cuore.
E precipitavo senza sangue.