mercoledì 2 novembre 2016

All’improvviso

le
prendeva
quella
violenta,
ma innocente,
voglia di averlo dentro.
Quasi una vertigine ed affondava in un ricordo, di un passato più o meno prossimo, o forse di vite prima, di scampoli di esistenze, che avevano l’odore di lui. Uno dei suoi desideri più reconditi era di potersi impregnare la pelle di quel suo odore, per poterlo ritrovare, dopo, dopo tempo, dopo tanto tempo, tra le sue vene.
Uno strano modo di respirare sogni.
Erano foglie? no...
Ed è una strana sensazione quella del perdersi. Quasi frantumarsi. Come un vaso senza speranza di ritrovare i suoi pezzi e cancellare i segni. Lo sai che i sogni lasciano i loro segni? Quanto più ti avvicini e tanto più densi e pregni sono. Sono segni segretissimi ma profondi. Piccoli solchi verso ignote derive. Zattere di delirio impuro. Quasi una linea ridotta a segmenti. Interrotta, come un respiro che non arriva mai fino in fondo, interrotta come una parola incompleta, come uno sguardo spezzato. Interrotta, solo come una donna. All’improvviso una deriva ed i suoi perché. Carne e tormento. E pensieri sospesi, quasi come nuvole. Fatta di nuvole, piegata sul baratro a forma di domanda. Sento e poi non voglio e poi ancora. E affondo nel mio sangue. Per nascondermi al mondo. Come se l’oscenità fosse l’ultima forma di sincerità. Un ventaglio per eletti. E poi mi rincorro. E stringo forte il fiato in un pugno, mentre vedo gli altri andare via ed i loro passi ruvidi ed irregolari. E sento sempre di più il distacco, come se mi disegnassi per differenza. Esistere non è stato mai più di ora una eventualità.
Pezzi di vetro e lacrime sincere.
A volte sono questo.
Solo questo.
Ed è allora che distruggere sembra più semplice che trattenere.
Pochi segreti, alcuni speciali. Parete indaco e soffitto luna notte. Lei è gelosa della sua intimità, piccola gobba di un cammello. E nella cruna dell’ago, un filo, un altro pezzetto. E ricuce la vita, distratta e malinconica, ora. E a volte impudica mentre ride, ride, e sorride. La bellezza resta bellezza, comunque e sempre.  E quella fragile intimità la srotola dal nastro di tulle che ripone, con cura, al riparo da occhi indiscreti, sotto il materasso. Pochi respiri intatti, alcuni rotti dalla paura, una delle sue, improvvise come un tuffo, di quelle che inaspettatamente strofinano il soffitto, nelle sue notti. Già le sue notti, nella sua stanza segreta. Lei dorme su quei sussurri e su quei bisbigli adagia la schiena, fino a sentire i baci del destino sulle sue vertebre. Fino alla nuca. Prima di piegare il capo sui sogni,e ribaltarsi. E tiene a fondo, a ridosso delle vene e del respiro, tutto quello che conta, per portarci soffiare quando capita. Un urlo, per potersi ricordare di lei, oltre la misura di ogni assenza. Lei graffia, come una gatta impaurita. Perché la vita, quella di lei, le ha insegnato a fidarsi poco e male, molto male. La stanza, quella stanza ha una chiave sola, minuscola e nera. Ed i minuti si addossano ai minuti, senza mescolarsi. Come piccoli soldatini di uno squadrone. Ognuno ha la sua misura, anche se inesatta. Qualcuno potrebbe ricordare un istante durato una notte. E dei giorni più celeri di altri. Ed altri terribilmente lenti, e gonfi di solitudine.
La stanza di lei…
si macchia di passi ignoti.
Senza direzione.
Lei sa.
Sente.
Prima.
Sente sempre, anche quando non vuole ammetterlo.
Ma non si ferma e si imbratta di quei passi.
Perché sanno di vita.
E lei ne ha una fame, incredibile.
In quel delirio c’è proprio lei, che scorre senza limiti.
Feroce come un fiume che vuole solo la sua foce.
Il resto non conta.
Non più.
Ora non è più adesso.
Almeno non quello.
All’improvviso i colori cambiano. E l’alba si rovescia nel tramonto. Il sole ha colori smangiati, proprio così all’improvviso. In quegli istanti io precipito. Ed i miei battiti si impiccano nella delusione. Dopo è tutto piatto, come una retta che si spinge, pigra e lenta, verso l’ignoto. Non so più chi sono. So solo che se non resto immobile ogni respiro taglierà le mie ombre come coriandoli.Ma devo farlo. Non posso fare altro che fissarmi immobile nel mio specchio invisibile.