venerdì 19 febbraio 2016

Neaples


Bella, bellissima e piena di luci e di  risate. Napoli immersa in una notte umida ma calda. Ed è strano, anzi no, perchè siamo noi che facciamo i posti. Ed a volte loro fanno noi. E li riempiamo di noi stessi, e ci accolgono e ci maltrattano e p0i abbracciano. E ci infiliamo dentro ancora pezzi di noi. Di quella parte che stiamo sognando e sperando in quel momento, proprio quello in cui calpestiamo quelle strade, strisciamo quei vicoli. Da ritrovare esattamente là. Almeno così speriamo. Ma il posto dei posti, che tutti li raccogli, è la nostra mente, la casa dei nostri pensieri, dei nosti desideri, delle nostre emozioni, dei nostri sensi, tutti mediate dal corpo, prestati ed amplificati e restituiti alla vita. Ed è una strana notte. Piena di stelle, stelle bastarde, alcune di più, altre di meno. Mesi fa, non poi tanti, qua era capitata una donna diversa, più o meno insana, più o meno sicura, più o meno altro. Una donna come tante. Forse più pura, più innocente, o solo meno donna, chi lo sa. Se penso ai battiti del suo cuore vorrei abbracciarla. Sono successe tante cose sulla mia pelle, nella mia carne, nella mia mente, dentro il mio animo, tanto da sembrare di poter colare a picco. Tutto troppo denso da non poter respirare l’attesa della cronoca di una morte annunciata. E la paura di fidarsi. Dopo tanto. Come un filo sempre troppo teso, pronto a spezzarsi da un momento all’altro. Oltre ogni dimensione temporale e reale, senza limiti nè quantità. Adesso sono questa. E cammino e sento gli occhi della vita addosso. Quasi mi piace. Passi nuovi. E tutto come una ring composition. A volte l’inizio e la fine si baciano nello stesso punto, perchè in quell’istante la tua pelle torna tua, tutta tua ed anche la tua bocca. E le tue mani tornano ad essere solo mani. Come se piccole menzogne potessero, come per incanto, spalancare immense verità. Da sempre sotto i tuoi occhi, l’unica parte di te che non cambia  e non cambierà mai. E dentro di te conservi quello che sei stata e quei grumi di gioia pura, meraviglia che una donna sente esploderle dentro, più forte di ogni orgasmo, e dentro di te li lasci andare perchè sono tuoi per sempre. La libertà è amore. E l’amore è libertà. Come il più prezioso dei doni. Tanto da non poterlo immaginare. E al bene non si può che rispondere con il bene, anche quando ti sembra male. Oltre ogni apparenza. Un bacio su quel primo bacio, al buio, in un buio candido. Meravigliosa coperta di anime straniere. Come il sigillo di una favola e della sua fine. Perchè nessun addio è un vero addio se si stempera in una serie indefinita di addii.
E tra me ed un’altra me, dopo tanti anni, un libro, il tuo, ed una città. E le tue parole. Anche quello era un dono. Ma allora non sapevo capirlo. Mi insegnasti che solo da uno strappo deriva nuova e migliore vita. E io ti odiai, perché sono sempre stata troppo egoista per capire. E capire significa andare oltre sé. Senza saper smettere di guardare il mondo con i propri occhi.  Anche adesso le mie parole sono solo mie. Sono troppo egocentrica per scrivere qualcosa che vada oltre questa mente strana. Ma sto leggendo il tuo libro. Questa volta, fino alla fine.

giovedì 4 febbraio 2016

Mi sporgo e ti osservo. Voglio osservarti mentre non lo sai. Per vedere di che colore sono i tuoi occhi mentre sei nella luce. Li guardo a fondo. Il bordo, l’iride, le ciglia. Ne raccolgo nei miei ogni sfumatura, ogni dettaglio. Tu non ti accorgi. Ecco, io potrei raccontarteli. Ma non lo farò. Non più. […]